aggiornato il 27/07/2013 alle 7:52 da

Conversano negli anni bui: Inno alla vita

Il 25 luglio 1943 con voto del Gran Consiglio il Duce è esautorato dal Governo e il giorno dopo arrestato e ristretto sul Gran Sasso. L’8 settembre l’Italia chiede l’armistizio in una forma che getta nell’incertezza l’esercito per consentire al re e a Badoglio di allontanarsi da Roma e rifugiarsi a Brindisi al sicuro nelle braccia degli alleati.

Senza clamore, com’era suo costume, nell’autunno del ‘43 Oronzo Marangelli partecipò, con l’avv. Osvaldo Marzano, sfollato di Bari ed altri, all’apertura della sezione del PCI di Conversano. Si adoprò anche per l’apertura di sezioni del partito nei paesi vicini. Alla segreteria fu nominato Vito Sciannamblo che aveva patito il confino sotto il Regime. Le numerose richieste di iscrizione da parte di persone con titolo di studio superiore alle elementari rimasero inevase non essendo gradite alla segreteria.

Il 31 marzo 1944, in occasione del Consiglio nazionale del PCI, Togliatti annunciò la trasformazione del partito di quadri in partito di massa. Auspicò la costituzione di un nuovo governo, di carattere transitorio, ma forte e autorevole per l’adesione dei grandi partiti di massa. Era la svolta di Salerno, i cui prodromi vanno ricercati nell’assenso dato da Stalin, con lettera del 22 settembre 1943, alla proposta avanzata da Churchill (Cfr. W. CHURCHILL, cit., vol. IX, La campagna d’Italia, p. 204). 

Il nuovo partito comunista si presentava con credenziali democratiche che allettarono gli intellettuali e fecero presa anche su un popolo affamato e provato dalla lunga dittatura sfociata in una disastrosa guerra.

Ma Conversano non si scoraggiò e mostrò che la vita offriva anche dei lati che la rendevano degna di essere vissuta. Nonostante tutto c’era ancora la gioia di vivere. Conversano diventava protagonista ed esempio di rinascita. Era un esorcizzare gli orrori di una tragedia immane.

A febbraio del 1945 Oronzo Marangelli fece chiudere il Circolo del Littorio, covo di fascisti e di gente di malaffare e inaugurò il CRAL detto “Dopolavoro” di cui fu nominato presidente. Ottenne in comodato dal comune diversi pianterreni in Via S. Benedetto e Via S. Chiara. Fu un fervore di iniziative culturali, sportive e ricreative. Appassionato di musica lirica ricostituì la banda musicale, riservando ad essa due locali, di cui uno per il Circolo Pro-banda, in Via S. Benedetto. La direzione fu affidata al maestro Giuseppe Piantoni, con il quale la fama del “Concerto Musicale città di Conversano” valicò i confini della regione. Si prodigò per migliorare le condizioni economiche dei musicanti facendo loro percepire gli assegni familiari. Poiché però in seguito non ne fu riconosciuto il diritto, dovette  rimborsare all’INPS le somme indebitamente riscosse; l’ultima rata fu versata poco prima della sua morte. Curò l’organizzazione del concerto bandistico ripristinando la consuetudine di suonare il giovedì e la domenica in villa e in giro per la città, portando una nota di festa e allietando i conversanesi che lo seguivano e apprezzavano. Numerosi erano i sostenitori appartenenti ad ogni ceto sociale. Fondò il “Concerto musicale città di Conversano” assumendone la presidenza. Organizzò corsi di solfeggio e strumenti a fiato tenuti dal capobanda Sebastiano Cascella; una sala fu adibita alla lettura di libri e giornali; nella sala destinata alla ricreazione si organizzavano tornei di dama e scacchi (di gran moda allora) e si giocava a carte; c’era poi la sala bar e biliardo ed infine quella di rappresentanza del presidente (tutte in via S. Benedetto e S. Chiara). Un altro locale (in Via S. Benedetto) fu destinato alla squadra di calcio, U.S. Conversano, che vinse il campionato Italia Libera nel 1943-44 e il Torneo Puglia e nel 1945-46 con giocatori di ottimo livello che poi giocheranno in serie A e qualcuno vestirà la maglia azzurra. Poiché il campo sportivo, posto nella zona della GIL era stato requisito dalle truppe alleate (inglesi), giocarono su un campo improvvisato in Via Monopoli, fangoso d’inverno e polveroso d’estate, remunerati dai numerosi tifosi con pochi spiccioli e regali in natura come sigarette e generi alimentari. Era recintato con filo di ferro. Facevano parte della squadra Nardino Costagliola, poi portiere nel Bari e nella Fiorentina, farà  parte della nazionale. Altri valenti giocatori erano Rispoli, Ponzanibbio e Mancini (Fiorentina). Tra i dirigenti vi era Peppino Laruccia un appassionato di sport. Che non esitò a sostituire un pugile che non aveva potuto raggiungere Conversano a causa della carenza di mezzi di trasporto e affrontò un esile marinaio nella riunione di boxe che si tenne nel cortile della GIL nel giugno del ‘43. Si pensava che ne avrebbe fatto polpette. Tra i due c’era una differenza di almeno 3 categorie di peso. Peppino (un peso medio) le prese di santa ragione da un avversario (categoria leggeri) che colpiva e con abili schivate mandava a vuoto il suo maldestro avversario. Questi esasperato e umiliato, tenendolo col braccio sinistro, gli sferrò colpi proibiti usando il pugno destro come un martello sulla nuca. L’arbitro interruppe il combattimento e sollevò la mano del marinaio squalificando un recalcitrante Peppino. Che, poveretto, portò i segni sul viso per molto tempo.

Il I maggio del 1945 fu festeggiato con grande entusiasmo per la libertà riconquistata. Tra le manifestazioni organizzate dal CRAL (il vecchio Dopolavoro) ci fu un interminabile corteo, che vide anche la partecipazione di parte del contingente di militari inglesi (laburisti) di stanza a Conversano nonché di alcuni indiani nei loro caratteristici costumi delle grandi occasioni. Al passaggio della sfilata sotto le abitazioni dei “signori”, il segretario della sezione del Pci con  vistoso e sgargiante fazzoletto rosso al collo, tuonava “evviva Stalin”, provocando momenti di tensione. Si era intrufolato di soppiatto nella manifestazione organizzata dal CRAL per porre il cappello sopra. Al passaggio del corteo per via S. Cosma, la folla aizzata, non mosse all’assalto dell’abitazione di un imputato-detenuto nel processo Di Vagno solo per l’intervento di Oronzo Marangelli. Tra le manifestazioni ci fu la folcloristica scalata all’albero della cuccagna: un lungo palo, sulle cui traversine poste in cima, poggiavano miseri generi alimentari come sfilatini di pane, fascetti di spaghetti, un pollo starnazzante e qualche confezione di mortadella. Era l’emblema della fame presente e della speranza nel futuro. Inoltre ci fu un’esilarante corsa nei sacchi, sempre nell’ambito del programma del “Dopolavoro”. Il cui presidente in serata tenne il comizio conclusivo.

Il segretario di sezione del Pci, Vito Sciannamblo, nell’agosto successivo, si assumerà la responsabilità di boicottare la nomina di un sindaco comunista non avendo fatto il nome di Oronzo Marangelli al commissario prefettizio Suglia-Passeri. Per disposizione del CNL ogni partito doveva designare un proprio candidato.

Il CRAL, in prosecuzione delle trionfanti attività sportive del 1945, intendeva organizzare la partecipazione al Campionato di II divisione e al Torneo giovanile offrendo la sede all’U.S. Conversano. Ma Peppino Laruccia preferì un locale nel Convento di S. Chiara e nel 1949-50 allestì, come allenatore, la I squadra di calcio per il campionato provinciale di II Divisione e una seconda squadra giovanile. All’esordio della prima squadra, ritenendo che la preparazione non fosse adeguata, escogitò l’espediente di allagare il campo per renderlo impraticabile con secchiate di acqua (Allo scopo utilizzò anche noi della “Giovanile”) per il rinvio. Ma l’arbitro non abboccò e il Conversano, con maglia viola, giocò e perse la partita. I risultati successivi non furono all’altezza delle aspettative. I cittadini furono delusi poiché speravano che si emulassero i fasti del 1945-46. E così, Peppino Laruccia abbandonò la I squadra al suo destino e inviò la “Giovanile” a ultimare il deludente campionato di II Divisione. Finì in tal modo l’avventura calcistica dell’U.S. Conversano nel dopoguerra. Di calcio non se ne ebbe più a parlare perché il terreno di gioco fu utilizzato per la costruzione di case popolari. Solo tempo dopo, agli inizi degli anni Sessanta, fu costruito in via Turi il nuovo campo sportivo “P. Lorusso”. Con la presidenza di Peppino Martino detto “Il barone” si risvegliò il tifo calcistico dei conversanesi. Una squadra nuova di zecca conseguì apprezzabili risultati. Gli incontri con il Galatina sul campo di Brindisi e Taranto finirono in pareggio e solo la monetina impedì all’U.S. Conversano di accedere alla IV Serie.

Ma questa è un’altra storia.    

© Riproduzione riservata 27 Luglio 2013

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