aggiornato il 17/12/2013 alle 8:29 da

Il Fascio di Conversano

(Un clima di odio e di vendette)

Conversano, sede vescovile, era alla ribalta della cronaca per disordini, violenze e omicidi politici dal primo sorgere del Fascio di combattimento a novembre del 1920. Esso, come dice Marangelli,

… Fu una filiazione del fascio dei partiti dell’ordine che, oltre a dare il locale e gli elementi giovani, dal suo seno fece uscire il primo presidente Donato Lorusso. In questi si sperava per un ampio finanziamento e per la sua indole incapace di patire soprusi e pronto a rispondere con la violenza alla violenza. Infatti il Lorusso, oltre a donare il gagliardetto del costo di oltre seicento lire, diede un impulso vitale alle prime manifestazioni. (Ibidem 1931: 83)                                                                   

Parole che addossano gravi responsabilità a Donato Lorusso (del ramo dei Gardidd) detto “Il saponaro”. Durante la sua conduzione si verificarono i gravi fatti del 25 febbraio e 30 maggio 1921. Furono anche organizzate spedizioni punitive nei paesi vicini ove governavano i rossi come a Putignano, Casamassima e Noci. La Camera del lavoro di Conversano subì un incendio ad opera di fascisti prima delle elezioni del 15 maggio 1921. In seguito ai fatti del 25 febbraio molti contadini vennero arrestati e imputati di mancato omicidio, attentati alla libertà di lavoro e di culto nonché di lancio di bombe a mano. A Conversano, il 30 maggio, il fascio conversanese dette una prova di violenza per essere riuscito a disperdere una folla immensa che ascoltava la parola vibrante dell’on. Peppino Di Vagno e provocato due morti. Subito dopo, nel giugno, Donato Lorusso si eclissò rifugiandosi in Brasile ove fece fortuna. Al ritorno costruì Villa Filomena sul Viale della Stazione, oggi Villa Rosa.

Quindi la presidenza passò ad Ettore Lo Vecchio Musti che incrementò il numero di iscritti che da appena una settantina duplicò e triplicò. Subì il carcere in seguito all’omicidio di Di Vagno. Questo tragico episodio minò le sorti del fascismo pugliese che entrò in crisi. Solo per poco. Durante il congresso (7-11 novembre 1921) a Roma il Movimento fascista si trasformò in Partito nazionale fascista. Leggiamo ancora nella Storia di Marangelli:

Oltre cinquanta fascisti di Conversano parteciparono, ai ventiquattro di ottobre, alla grande manifestazione di Napoli che doveva preludere alla Marcia su Roma […] La notizia dell’assunzione del potere da parte del Duce, li aveva preceduti. L’esultanza dei fascisti a Conversano proruppe formidabile agli ultimi di dicembre 1922, quando gli ultimi sedici imputati del processo Di Vagno furono messi in libertà. Dalla stazione furono portati come in trionfo tra fiaccolate al grido di “Evviva il 25 settembre”. Per tutti ringraziò dal balcone di casa sua Vitantonio De Bellis.                                (Marangelli 1931: 85)

Durante il Ventennio il clima di odio e di vendetta tra fascisti e socialisti non si sopì, tutt’altro. Si costituì la M.V.S.N. e la Centuria nel 1923. Il 30 marzo 1925 fu ucciso a coltellate il fascista Vitantonio Martinelli. In uno scontro tra le fazioni opposte nello stesso anno intervenne proprio il can. Giuseppe Bolognini che convinse i socialisti, allorché avevano sopraffatto i loro avversari, a desistere da ulteriore spargimento di sangue fraterno. Hanno ubbidito: avversava il Vescovo. A Conversano si contarono 4 morti: due fascisti, Emilio Ingravalle e Vitantonio Martinelli, e due socialisti, Giuseppe Di Vagno e Cosimo Conte. Randellate e olio di ricino scorsero a fiumi fino alla caduta del fascismo. Dopo il 25 luglio 1943, per  ritorsione e vendetta, alcuni personaggi della manovalanza fascista furono pestati.

© Riproduzione riservata 17 Dicembre 2013

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