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La Grande Guerra Il contributo patriottico di Conversano

Nel 1914 ebbe inizio la I Guerra Mondiale tra gli Imperi centrali (Austria, Germania e Ungheria) e i paesi della Triplice intesa (Francia, Inghilterra e Russia). Il 24 maggio 1915 l’Italia entrò in guerra a fianco della Triplice. Lasciamo parlare O. Marangelli, un testimone del tempo da sempre pacifista.

Prima che la guerra tra l’Italia e l’Austria fosse dichiarata, Conversano, nell’entusiasmo generale, visse momenti di trepida attesa. Il popolo tutto voleva la guerra senza distinzioni di partiti, i quali possiamo dire non esistevano ancora e le divisioni si riducevano a un semplice carattere locale. Il sabato della Madonna della Fonte, precedente appunto di pochi giorni la dichiarazione di guerra, la presenza del noto socialista Giuseppe Di Vagno, sostenitore del non intervento, suscitò un moto di indignazione, e al suo indirizzo fu gridato: Evviva la guerra, abbasso l’Austria, ecc… Il tafferuglio che ne seguì fu subito sedato dall’intervento della forza pubblica che operò qualche arresto. Ma l’aere era pregno e il 24 Maggio fu salutato a Conversano con manifestazioni di giubilo. E l’avanzare dell’esercito nostro fino alle frontiere fece delirare il popolo fiducioso nelle sorti della guerra. Le madri incoraggiavano i figli e questi, col loro entusiasmo, facevano ben sperare nell’esito finale. Il trasformarsi poi della guerra di movimento in quella di posizione, il prolungarsi a tempo indeterminato delle operazioni, il rilevante numero di vittime del ferro nemico, non scoraggiavano la nostra città. La presa di Gorizia fu salutata come un lieto auspicio di prossima fine, non già per stanchezza dovuta al protrarsi della guerra ma per la imminente risoluzione di un conflitto le cui ragioni erano completamente a nostro favore.

E venne la durissima prova della guerra di trincea che trovò il popolo italiano saldo nella fede sicura della vittoria finale, e Conversano accolse e fece suo in tutta la sua interezza il motto d’allora: resistere e vincere. Le opere di assistenza si moltiplicarono, le autorità civili e religiose prestarono tutte la propria opera a beneficio dei combattenti e del popolo; l’ospedale civile si trasformò in militare e accolse centinaia di feriti; al convento dell’Isola furono assicurati i prigionieri austriaci, e una infinità di profughi furono sistemati come meglio non si poteva. Non mancarono, è anche vero, i denigratori, i disertori, elementi però che in Conversano allignarono poco ed ebbero una caccia spietata da parte degli stessi cittadini che collaboravano attivamente con la polizia nello scovare coloro che avevano abbandonato il posto di combattimento. Un sentimento di disprezzo ci vieta di fare i nomi di costoro. Al contributo umano non indifferente che Conversano sacrificò sul campo di battaglia, c’è da aggiungere quello finanziario, poiché la nostra città concorse in larga scala ai prestiti. Non vanno dimenticate, inoltre, l’opera che anche nelle scuole fu svolta a favore della Croce rossa italiana e le attività assistenziali.

Oltre duecento cittadini conversanesi trovarono la morte sul campo di battaglia e i loro nomi, a eterno ricordo, si leggono incisi su più lastre di pietra al Monumento ai caduti.                                                          (Marangelli 1931: 76)

Nelle città si videro donne tranviere e operaie in fabbriche impegnate in lavori prettamente maschili assolti egregiamente. 

Negli anni successivi quella che era chiamata “La villa vecchia” divenne “Parco della rimembranza”, come in altre città. Sulle targhette di ferro smaltato bianco apposte su ciascun albero c’era il nome di un caduto in guerra.     

© Riproduzione riservata 02 Febbraio 2014

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