aggiornato il 03/12/2010 alle 9:24 da

La poesia di Celiberti è di scena a Spazio Unotre

GIOIA – sergio-donghiaLa poesia di Vito Celiberti ci chiede, attraverso un tacitamente di stabilire un tacito accordo, ci invita a muoverci, percorrendo strade insabbiate, malinconie sorde e questo viaggiare gode del ritorno e del desiderio della prossima partenza. Con queste parole il professor Sergio D’Onghia ha spiegato parte della poetica di Vito Celiberti, a cui è stata dedicata la serata di giovedì 2 Dicembre, presso “Spazio Unotre”. Una poesia fatta di ricordi da strappare alla notte e all’oblio, versi che raccontando di posti lontani e si caratterizzano per l’uso di termini che fanno riferimento al mare. “Libeccio, maestrale, porto” si racconta di questo e tante altre emozioni, attraverso le poesie lette magistralmente da Elisabetta Daddabbo. E’ passionale Celiberti ne “Mi Manca” quando parla dell’abbandono, del sospiro lento fra le mani della donna amata e ci emoziona con i versi di “A mio padre”, descrivendo il genitore come un uomo grinzoso in volto, scarno di parole….preso dal tabacco che gli sale al petto”. Con discrezione ed eleganza Celiberti emoziona di viaggio in viaggio, di costa in costa, “nel suo lieve veleggiare”.

© Riproduzione riservata 03 Dicembre 2010

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