aggiornato il 16/06/2010 alle 15:38 da

La marineria di Mola in fermo biologico

MOLA – La legislazione comunitaria in vigore dal primo giugno che ha scatenato l’ odissea dei pescatori molesi e  del sud adriatico più in generale, adesso vede un  altolà più concreto. Forse si torna a respirare. Tre mesi di fermo biologico della pesca, ma non obbligatoriamente per tutti. Ma cosa significa e cosa c’è dietro questa manovra economica del settore marittimo? Innanzitutto un’esigenza urgente: scansare il momento di crisi alla luce del fatto che questo regolamento non tiene conto di alcune specie ittiche a dimensione piccola sia dalla nascita sia alla morte (per taglia naturale, a prescindere dalla crescita). Una cesoiata per il settore, se si diventa ciechi su questo “piccolo” rilievo tecnico. E dunque cosa si chiede? Un sacrificio: gli operatori della pesca sottoscriverebbero un periodo di fermo biologico facoltativo usufruendo non di misure di compensazione o ammortizzatori sociali, bensì di altri spiccioli monetari. Esistono i fondi Fas per lo sviluppo del mezzogiorno, ma pare che il governo non ne voglia sapere di sfruttarlo (eppure sarebbe stato strategico, per ammodernare così il sistema pesca pugliese).  E dunque, ad oggi, gli occhi sono puntati sui fondi Fep (Fondo Europeo per la pesca) e si spera  che con questo le cose migliorino. Oltre a questo, le dichiarazioni dell’Assessore regionale all’agricoltura Dario Stefàno, rincuorano tiepidamente i cuori anche dei marinai molesi “ proporremo finestre disapplicative del regolamento”, garantisce a piena voce. E questo è già un passo in avanti, se si pensa che al tavolo delle trattative mordono a denti stretti anche Cnr e Ispra.
© Riproduzione riservata 16 Giugno 2010

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