aggiornato il 25/10/2013 alle 15:32 da

Ospedale, chiusa anche la cucina

cucine ospedaleMonopoli chiude. E’ solo questione di tempo, chi ci lavora non sa se i fornelli si spegneranno definitivamente a fine ottobre o se si andrà avanti per un altro mese. Le ultime notizie parlano del primo novembre per la chiusura dei battenti. Cinque cuochi, due magazzinieri, tre strutturate e due ausiliarie della Cooperativa “Sanità Service”
dovranno dunque cambiare mestiere ed essere tutti ricollocati altrove.  
C’è gente che fa il suo lavoro là dentro da più di 25 anni e che considera quella cucina “un pezzo di storia” del San Giacomo, dal momento che è stata allestita in ospedale da più di 40 anni. I cuochi, giovani di età, alcuni dei quali con più di 20 anni di servizio da svolgere, vanno fieri del loro lavoro tra quelle mura e hanno sempre ricevuto complimenti per come svolgevano la propria attività. Anche le visite dei Nas che sono state fatte periodicamente sono passate in maniera tranquilla. “Non abbiamo avuto mai nessun problema -confessa un cuoco a Fax-, abbiamo ricevuto solo plausi per la pulizia trovata”.  
In passato i cuochi sono arrivati a preparare anche 400 pasti giornalieri, poi pian piano la situazione si è ridimensionata e con la chiusura dei reparti, anche i piatti sono diminuiti arrivando ai
120-130 di oggi. Per tre volte al giorno. Perché nel locale nosocomio vengono garantiti quotidianamente colazione, pranzo e cena. “La cucina del San Giacomo è sempre stata un fiore all’occhiello –dicono – e noi abbiamo sempre preparato i pasti con varietà e seguendo una mentalità “da ristorante. Questa ora è una grave perdita”. Chi è stato ricoverato ha potuto apprezzare risotti, paste al forno, polpettone, pollo arrosto, cotolette, bollito, solo per citare qualcosa del menù.  
E la sera, immancabile era il brodino, per mantenersi più leggeri, insieme ad un contorno, a mozzarelle, formaggi o salumi. I pasti poi non erano tutti uguali, c’erano sempre varianti che tenevano conto delle diete dei pazienti ricoverati. C’erano piatti specifici per i celiaci, per i diabetici, per le diete iposodiche…Adesso da parte del personale, in attesa di un colloquio con il direttore amministrativo per capire meglio quale sarà il proprio destino, c’è delusione, tristezza e quasi un senso di rassegnazione. “Non sappiamo dove verremo sistemati – continua un cuoco – . Dopo tanti anni di questa attività ci tocca ricominciare tutto da capo”. Tutto da capo appunto e magari in altri uffici, in altri reparti, con altri ruoli che non sono, almeno per quanto riguarda i cuochi quelli per cui hanno studiato, dal momento che la loro preparazione è accertata da un diploma all’Alberghiero. Cosa cambierà adesso? Che non ci saranno più pasti preparati al momento e serviti poco dopo, ma il servizio verrà esternalizzato e affidato ad una ditta che offrirà ai degenti pasti pronti attraverso un servizio di catering.

© Riproduzione riservata 25 Ottobre 2013

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