aggiornato il 18/02/2014 alle 16:36 da

Il plastico di palazzo Palmieri ritrovato distrutto

MONOPOLI – Non rimangono che pochi frammenti del prezioso plastico di Palazzo Palmieri fatto realizzare dal prof. Stefano Pezzolla tra il 1998 ed il 2001. Tre anni di lavoro, passione, impegno e sacrificio andati distrutti assieme ad un’opera d’arte che per troppo tempo è stata abbandonata a se stessa, tra incuria e disinteresse generale. Dinanzi all’ingresso di Palazzo Palmieri, quello vero, anch’esso figlio dell’abbandono, che si appresta ad aprire le porte in occasione delle Giornate FAI di Primavera, il prof. Stefano Pezzolla, ex docente dell’Istituto d’Arte di Monopoli, mostra amareggiato ciò che resta della sua creatura. “Per molto tempo si erano perse le tracce – le sue parole – ed ecco quello che rimane oggi”.  Il plastico di Palazzo Palmieri fu realizzato dal maestro Angelo Casulli di Putignano, con la collaborazione di alcuni studenti dell’Istituto d’Arte “L. Russo”, riproducendo in scala 1:25 i rilievi  del palazzo eseguiti dall’ing. Gaetano Todaro. Furono necessari tre anni per vedere completata l’opera, avviata nel 1998 per volere del prof. Pezzolla, che pensò potesse essere utile per far conoscere questa straordinaria struttura architettonica fuori dai confini della città, per cercare di intercettare finanziamenti con cui avviare il restauro del palazzo.
“Io chiamai il maestro Casulli, molto abile nel lavorare la pietra di Corigliano – ha raccontato a Fax il prof. Pezzolla – e personalmente l’ho pagato ad ora per tre anni per la prestazione effettuata. Avrò speso circa 21milioni di lire. Ogni mese mettevo da parte circa 300-350 mila lire. Era anche un’ottima occasione per i ragazzi per imparare a lavorare la pietra”. Nell’estate del 2002 il plastico (all’incirca 2,50 m di larghezza, 1,50 m di profondità e 1,40 m di altezza) fece per la prima volta bella mostra di sé all’interno di Palazzo Palmieri, assieme al plastico del centro storico realizzato dal maestro Vincenzo Saponaro. “Entrambi i plastici furono acquistati nel 2004 dall’amministrazione Leoci – continua il racconto di Pezzolla – per un importo di 10mila euro l’uno. Tra ritenute d’acconto e tasse avrò recuperato poco più di 6mila euro. Era però un bene che veniva consegnato alla città, messo a disposizione di tutti. E invece è stato sballottato da una parte all’altra: al terzo piano di Palazzo Palmieri, poi al Castello, al piano terra della Biblioteca”.  
Spostamenti tutti monitorati dal prof. Pezzolla fino al 2007, in occasione della mostra di grande successo nel padiglione della Fiera del Levante. “Da quel momento non ha saputo più niente, pare desse fastidio negli ambienti al piano terra di Palazzo Rendella quando qui è stata per pochi mesi la Pro Loco. L’hanno spostato senza dir nulla.  
Nel 2011-12 l’ho rivisto nel Radar, leggermente danneggiato, ed il preside Buonsante del Liceo Artistico si era offerto di restaurarlo ed esporlo all’interno della scuola. Ma dal Comune nessuna risposta.  
Nessuno sapeva dirmi che fine avesse fatto”. Un paio di mesi fa l’amara scoperta: nel Radar non restano che pochi frammenti dell’opera d’arte, costata 10mila euro al Comune, che aveva però un valore ben più rilevante. “Hanno dato la colpa ai vandali che sarebbero entrati nel Radar – ha aggiunto Pezzolla – ma abbiamo trovato solo alcuni frammenti. Mancano parti importanti come la facciata principale, che immagino qualcuno abbia portato via. Io ho subito un danno notevole, oltre che materiale, per il lavoro, la passione e l’entusiasmo profuso per realizzare un’opera unica nel suo genere, curata nei minimi dettagli”.

plastico palmieri2PLASTICO PALMIERI

© Riproduzione riservata 18 Febbraio 2014

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