aggiornato il 13/02/2012 alle 16:36 da

Pecore e vitelli sgozzati di notte. Tra gli allevatori cresce la paura

MONOPOLI – Randagi e lupi. Tra gli allevatori cresce la preoccupazione e ora si scopre che la strage di pecore nell’azienda zootecnica Amodio, in contrada Paretano, non è stato un caso isolato. Questa settimana, infatti, raccogliamo la testimonianza di Franco Ivone, titolare dell’azienda agricola “Badessa”, al Canale di Pirro, in linea d’aria distante un paio di chilometri da Paretano. Anche qui il branco ha colpito, e non solo una volta. Il primo gennaio di quest’anno, l’ultimo episodio in ordine cronologico. “Appena giunto in azienda – racconta Franco Ivone – mi accorsi che nel terreno c’era un vitello di

2,5 quintali morto. Ero dispiaciuto ma, siccome non era la prima volta che mi capitava di fare un ritrovamento simile, tirai dritto. Poco più avanti, però, in un ovile recintato, mi resi conto c’era un tappeto di pecore morte. Dieci per la precisione, ma a queste vanno aggiunte anche quelle ferite. Una strage”. I capi di bestiame erano stati attaccati nelle ore notturne e recavano tutti ferite al collo. Erano morte dissanguateessendo state letteralmente sgozzate. Il guardiano, un pastore maremmamo di nome Ciccio, aveva provato a difenderle, ma senza successo. “Aveva lottato ed al mattino recava ancora i segni della battaglia. Aveva il manto completamente insanguinato”  ci spiega Franco Ivone. Che aggiunge: “Non posso  affermare con certezza che si sia trattato di lupi, ma una cosa è certa. I cani difficilmente possono scavalcare una recinzione così alta issata su muretti a secco.

Potrebbero anche essere riusciti a penetrarvi ma poi sarebbero rimasti bloccati all’interno”. Di qui  il sospetto che ad agire siano stati lupi, molto più agili. “Alcuni  allevatori della zona di Noci me ne avevano parlato ma non avevo dato  peso ai loro racconti” riferisce a Fax, Ivone. “Qui – aggiunge –  episodi di aggressioni al bestiame si sono sempre verificati ad opera  di branchi di randagi. Ma stavolta c’è qualcosa di diverso”. Ivone racconta anche di due maiali, allevati allo stato brado nel bosco, che non hanno fatto più ritorno a casa, e di due esemplari di pecore lecon, acquistate in Francia, fatte a pezzi nelle ore notturne. Ma i sospetti di Ivone, circa la presenza dei lupi, si trasformano in certezze dopo l’avvistamento di un esemplare non più tardi di dieci giorni fa. Ad avvistare il lupo  è stato Gora Sink, indiano di 30 anni che alla Badessa lavora da tre anni. “Era di colore grigio, magro ed aveva la coda lunga. Non era un cane” racconta a Fax. Gora ha afferrato il forcone ed ha provato ad inseguirlo, ma il lupo è svanito nell’oscurità. Franco Ivone si fida del suo collaboratore e per questo ha deciso di tenere gli animali nelle aree recintate, vicino alla masseria, per evitare di esporli ai rischi di una nuova  aggressione. “Ho contattato alcuni miei amici lucani e mi hanno detto che il lupo azzanna le prede al collo e poi torna a mangiarle  nei giorni successivi, quando inizia il processo di putrefazione delle  carcasse. Questo – dichiara Ivone – spiega il perchè le pecore uccise  non sono state mangiate contrariamente a quanto avveniva in passato”.  I danni ammontano al migliaio di euro, ma i timori sono legati  soprattutto a nuove e possibili aggressioni.

Masseria Badessa, una  delle più antiche della zona, si estende su un’ampia superficie che  comprende anche appezzamenti di terreno in contrada Cavallerizza. Un’azienda biologica ove Franco Ivone alleva amorevolmente vacche e vitelli (200), pecore (200), maiali (100) e cavalli (4).  Un fiore  all’occhiello della zootecnica locale.
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© Riproduzione riservata 13 Febbraio 2012

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