aggiornato il 14/04/2014 alle 13:54 da

Processione col Cristo di Casaboli, il rito si rinnova

DSCF5142NOCI – Per i riti della Settimana Santa, rivive la processione con il Crocifisso di Casaboli organizzata dall’Azione Cattolica; abbiamo ascoltato l’architetto Piero Intini, presidente dell’Associazione della chiesa Madre di Noci.
Presidente, Venerdì Santo all’insegna della tradizione?
“Assolutamente sì… Ripercorriamo le stazioni della Via Crucis con il Crocifisso di Casaboli, come ogni anno, seguendo il percorso di sempre e in comunione spirituale con la Chiesa universale e con quella di Roma in particolare che celebra il rito al Colosseo”.
Più di tre ore di processione e non sentirle?
“A parte qualche scansafatiche, penso che nessuno si lamenterebbe se durasse anche di più… Chi fa questa processione sa perfettamente a cosa va incontro e accetta ben volentieri il procedere lento e ritmato del Crocifisso. Con i partecipanti, al rientro, scherziamo sempre sul fatto che se ci fosse chiesto saremmo pronti a ripartire immediatamente. Torniamo a casa un po’ stanchi ma felici e con il cuore trepidante, pronti a festeggiare la Pasqua. Abbiamo perso tante tradizioni negli anni, rischiamo di perderne altre per l’apatia della gente verso le proprie radici e verso il proprio credo religioso, ma questa è più viva che mai e così vogliamo tramandarla”.
Una processione per soli portatori uomini?
“Tutte le processioni un tempo erano per soli uomini… la figura del ‘portatore’ era prettamente maschile. In molti paesi ciò accade ancora oggi. Diciamo che, a volte, a causa della penuria di portatori, ci si è rivolti al ‘gentil sesso’, ma ciò non era assolutamente ammesso in passato. Per la processione con il Cristo di Casaboli questo valeva ancor di più: don Pietro Tateo scrive che il Crocifisso, in passato, era condotto sempre e solo dai sacerdoti del Capitolo. Quando gli uomini dell’Azione Cattolica chiesero di fare la Via Crucis trasportando il Simulacro, sulle prime ci furono un po’ di resistenze, poi, nonostante queste riluttanze, la buona riuscita del rito fu sancita da una grande partecipazione di popolo”.
Per partecipare ci sono delle norme?
“Nessuna, se non il numero… non possiamo accontentare tutti. Negli anni scorsi erano solo i soci dell’AC a prendervi parte; ora le maglie sono più larghe, per questo seguiamo un criterio di ‘precedenza’:  
prima i tesserati e i veterani, poi, se c’è posto, gli altri”.
Qualche aneddoto?
I soci anziani raccontano sempre che una volta l’allora arciprete Tateo ‘minacciò’ di abbandonare la processione e andar via se i portatori non si fossero dati una mossa… Ma fu costretto a desistere dal suo proposito: il Cristo proprio non voleva schiodarsi”.
Un messaggio per quest’anno?
“Prendo indegnamente in prestito le parole di papa Francesco dall’esortazione apostolica “Evangelii Gaudium” sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale: «La gioia del Vangelo è quella che niente e nessuno ci potrà mai togliere (cfr Gv 16,22). I mali del nostro mondo – e quelli della Chiesa – non dovrebbero essere scuse per ridurre il nostro impegno e il nostro fervore. Consideriamoli come sfide per crescere. […] Una delle tentazioni più serie che soffocano il fervore e l’audacia è il senso di sconfitta, che ci trasforma in pessimisti scontenti e disincantati dalla faccia scura. Nessuno può intraprendere una battaglia se in anticipo non confida pienamente nel trionfo. Chi comincia senza fiducia ha perso in anticipo metà della battaglia e sotterra i propri talenti. Anche se con la dolorosa consapevolezza delle proprie fragilità, bisogna andare avanti senza darsi per vinti, e ricordare quello che disse il Signore a san Paolo: «Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza» (2 Cor 12,9). Il trionfo cristiano è sempre una croce, ma una croce che al tempo stesso è vessillo di vittoria, che si porta con una tenerezza combattiva contro gli assalti del male”.
Puntuali come sempre?
“Certo. Venerdì prossimo, ore 21 dal sagrato della chiesa Madre”.

© Riproduzione riservata 14 Aprile 2014

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