80 anni di abbazia nella cronaca dell’abate Ludovico |
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Noci - Attualità / Scritto da Etta Liotino - Domenica 18 Luglio 2010 10:41 |
Così ha detto l’abate Intini. – La giovinezza della comunità e del monastero della Madonna della Scala è coincisa con la mia giovinezza. L’arrivo dei monaci – Il giorno 11 di luglio 1930 i monaci di Parma arrivarono qui a Noci. Nella cronaca del monastero di Parma (che racconta il giorno in cui cinque monaci di quella comunità partirono per trascorrere qualche giorno in famiglia e per poi proseguire verso Noci) c’è una punta di amarezza come se il cronista di domandasse: ma che cosa vanno a fare in quella terra? La venuta dei monaci a Noci ha segnato un cambiamento nella storia del nostro paese, ha segnato un cambiamento nella zona della Madonna della Scala ma ha segnato un cambiamento nella mia vita. La vocazione di farsi monaco – Io avevo 11 anni, avevo terminato la quinta elementare e la mia decisione era di andare in seminario, e non so perché all’improvviso mi è venuto di seguire questi monaci. Voi non potete La prima pietra del monastero E ricordo principalmente la benedizione della prima pietra, perché non si ha idea di quello che fosse questa zona all’arrivo dei monaci, in un angolo c’era villa Lenti e tutta questa zona era brulla e sassosa e in piena estate, il 18 di agosto; e qui al lato dove oggi c’è il monastero c’era un gruppo di persone, riunite insieme ai monaci, c’era l’abate Caronti in abiti pontificali, c’erano i muratori per gestire la posa della prima pietra, e c’ero anch’io che ero un chierichetto della chiesa Madre e che sono diventato il chierichetto di quella comunità di monaci: tenni il pastorale, e chissà se mi sarebbe passato nella mente che quel pastorale l’avrei tenuto in mano qui oggi nella stessa abbazia dove ho assistito alla posa della prima pietra. Ma non potete immaginare la sterilità, l’aridità del territorio, che ha creato una certa resistenza nella comunità di Parma, cosa che ho vissuto sulla mia pelle. Di Noci di quelli di allora non è rimasto nessuno ed ho vissuto da solo per ottant’anni, unico monaco benedettino di Noci a Parma, poi la grazia ha voluto che adesso, nell’ottantesimo anno, da Noci sia venuto un altro monaco, don Vito Goffredo. Così a me non rimane altro che cedere il testimone. La mia vocazione nacque per l’atteggiamento che avevano i monaci: vedete quale importanza ha la testimonianza della vita; questo vale per i monaci ma vale per tutti i cristiani. Se tutti fossimo veramente e concretamente cristiani il mondo andrebbe diversamente. La santità di quattro persone – Senza togliere nulla a quanti hanno lavorato sia in campo spirituale che materiale sono convinto che questa comunità col bene che ha fatto si basa sulla santità di quattro persone: l’abate Caronti; donna Laura, che con la sua sofferenza e le sue tribolazione ha vissuto una forte santità; l’abate Carlo De Vincentiis, che dopo l’abate Caronti divento abate generale e prese la guida della comunità La diffidenza dei monaci parmensi – Padre De Vincentiis ha vissuto i travagli di questa comunità della Madonna della Scala, voi non lo sapete ma parecchie volte stavano li li per decidere il richiamo dei monaci; a Parma c’era una corrente che diffidava, che risentiva anche un po’ dello spirito antimeridionalista ed io che ero ragazzo ne provavo dispiacere, ma capite bene: crescendo le cose poi apparivano in una dimensione diversa. Ora questa comunità ha raggiunto gli ottant’anni: la robustezza.
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