aggiornato il 08/04/2013 alle 14:37 da

Una strepitosa Lucrezia Lante della Rovere al teatro Margherita

foto1PUTIGNANO – C’è tutta la poetica pirandelliana in “Come tu mi vuoi”, spettacolo rappresentato mercoledì scorso presso la Sala Teatro Margherita nell’ambito della Stagione di prosa 2012-2013. Su tutto la ricerca esistenziale, quasi spasmodica, della propria identità da parte della protagonista (interpretata dalla formidabile Lucrezia Lante della Rovere), Elma, donna dal nome simbolico, di origine araba che significa “acqua”, a testimonianza dell’inconsistenza della sua vita dell’oggi, trascorsa a ballare e intrattenere i clienti in un locale equivoco nella Berlino degli Anni Venti, mantenuta dal ricco e vizioso scrittore Carl Salter, che la soffoca con le sue ossessioni e voglie sessuali, a cui si aggiungono le avance della figlia Greta. L’occasione per sfuggire all’avvilente destino si presenta alla donna quando uno sconosciuto, il signor Boffi, riconosce o crede di riconoscere in lei Lucia Pieri, moglie dell’amico Bruno, scomparsa dieci anni prima durante la Grande Guerra, quando le truppe austrogermaniche invasero il paesino friulano dove la coppia abitava, saccheggiando la loro casa. All’annuncio che il presunto marito stia venendo a riprendersi la consorte, scatta l’intreccio della storia con il tentativo audace di Elma, dal «corpo senza nome in attesa che qualcuno se lo prenda», tra ricordi dolorosi sbiaditi dal tempo, di ricostruire la propria identità perduta, affidandosi proprio alla memoria dei congiunti di Lucia, dagli zii Lena e Salesio alla sorella Ines, in un gioco di trasformazione e divenire del sé, sulla base di quanto altri abbiano già deciso: «Non ci sono prove contrarie che tengono quando si vuol credere in quello che si vuol credere». Assolutamente sintomatico la sorta di processo familiare in cui si cerca di stabilire la definitiva identità di Elma, che sembra non trovare soluzione per l’ingresso su di una sedia a rotelle di una donna, affetta da demenza e proveniente da un manicomio, apparsa agli occhi dei presenti come la vera signora Pieri. Ispirata dal caso Canella-Bruneri che furoreggiava al tempo in cui la commedia fu scritta, “Come tu mi vuoi” ha una struttura molto compatta ma non priva di colpi di scena. Secondo il suo solito, Pirandello lascia che le cose si chiariscano gradualmente, tenendo lo spettatore il più possibile all’oscuro di quello che veramente accade e poi da ultimo sorprendendolo con un finale ambiguo, che ribadisce l’impossibilità di raggiungere una verità che valga per tutti, perché «essere è niente, essere è “farsi”».
© Riproduzione riservata 08 Aprile 2013

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