aggiornato il 20/06/2012 alle 12:44 da

Rifondazione sulla polemica di parco Almirante

PUTIGNANO – parco_almiranteRiceviamo e pubblichiamo una lettera aperta al sindaco di Rifondazione Comunista sulla polemica sorta sull’eventuale sostituzione dell’intitolazione del parco in zona Putignano 2000 a Giorgio Almirante:

Egr. Avv. Gianvincenzo Angelini De Miccolis – Sindaco di Putignano, a seguito delle recenti prese di posizione sull’intitolazione del Parco di Putignano 2000 a Giorgio Almirante -premesso che il Circolo di Rifondazione Comunista di Putignano non ha avuto finora alcun ruolo nella proposta (che comunque condividiamo ed appoggiamo) di sostituire  l’intitolazione stessa-, riteniamo che la denominazione di una strada o di una piazza non sia una cosa proprio secondaria. Tra l’altro, deve poter fornire ai cittadini tutti ed alle nuove generazioni un esempio positivo, un modello di vita e di cittadinanza, tanto che Lei stesso riconosce che la Prefettura è tenuta a verificare “la moralità della candidatura proposta”.

Proprio perché la nostra posizione (e non solo in questo caso) non è astrattamente ideologica, ma ragionata e motivata, verifichiamo, su fatti e prove che tutti possano controllare, la “moralità” di Giorgio Almirante, senza dimenticare che la Costituzione della Repubblica Italiana, nata dalla lotta e dalla Resistenza antifasciste, condanna senza appello il fascismo per la sua politica criminale con le relative tragiche conseguenze sulla storia dell’Italia e del mondo intero.

Sintetica biografia pubblica di Giorgio Almirante:

–              Dopo aver aderito fin da giovanissimo al fascismo, nel 1938 fu tra i firmatari del “Manifesto della Razza”.

–              Tra il 1938 e il 1943 Almirante fu, tra l’altro, il segretario di redazione della rivista “La difesa della razza” (quindicinale che fu l’espressione più diretta del razzismo del regime fascista) e caporedattore del “Tevere”, periodico distintosi per una campagna antiebraica già prima delle leggi razziali.

–              Rimase sempre fedele a Mussolini e, dopo l’armistizio del 1943, aderì alla Repubblica Sociale Italiana, alleata con i nazisti e le SS di Hitler, con il grado di tenente di una delle famigerate Brigate Nere.

–              Il 10 aprile 1944 emanò e firmò un manifesto con cui si decretava la fucilazione, immediata e senza processo, per tutti i partigiani ed i resistenti. Tra le tante vittime, gli 83 inermi minatori di Noccioleta (Grosseto), fucilati perché “colpevoli” di non essersi arruolati con i tedeschi. Negli anni settanta, Almirante che, alla caduta del fascismo, aveva approfittato della scomparsa dei documenti per sottrarsi al processo per crimini di guerra e contro l’umanità, querelò un giornalista che lo aveva definito “fucilatore dei patrioti italiani”. Dopo sette anni di processo e grazie alla documentazione ritrovata, Almirante, da accusatore, finì nel ruolo di “imputato morale” con la sentenza limpida che assolse il giornalista e sancì la correttezza e la liceità della definizione di “fucilatore”. L’unico che non poté leggere la sentenza fu il pubblico ministero che l’aveva sostenuta, Vittorio Occorsio: due anni prima era stato assassinato per mano di terroristi neri.

–              Numerose accuse documentate di contiguità col terrorismo nero e con la famigerata loggia massonica P2 vennero mosse ad Almirante, così come al suo partito (MSI), sin dagli albori della “Strategia della Tensione” a partire dalla fine degli anni sessanta: tentativi di colpi di stato, attentati e stragi varie nelle pagine oscure della nostra Repubblica, fino al “golpe” Borghese, alla strage di Piazza della Loggia, al feroce assassinio del giovane invalido barese Benedetto Petrone da parte di un gruppo di esponenti del MSI. In particolare –nel corso delle indagini e del processo  per la strage di Peteano (Gorizia), dove il 31.05.1972, attirati in una trappola, morirono tre carabinieri ed altri due rimasero gravemente feriti – Almirante, prove alla mano, fu accusato di “favoreggiamento aggravato”. I suoi complici vennero condannati, l’on. Almirante invece, dopo un’iniziale condanna, si servì più volte dell’immunità parlamentare anche per sottrarsi agli interrogatori, fin quando si avvalse di una provvida amnistia per sfuggire definitivamente al processo.

Alla luce di tanto edificante curriculum (la relativa documentazione è a disposizione), è chiaro come il sole che qui si tratta solo della peggiore criminalità. Le “ideologie” e l’invenzione di presunte “contrapposizioni ideologiche” non c’entrano in nessun modo, se non nella fantasia di chi ha altri scopi ed altri interessi.

Il consigliere Valentini, per giustificare l’intitolazione, ha invocato sulla stampa locale la “pacificazione nazionale”, proposta ed attuata, nel 1946, da Togliatti, allora Ministro della giustizia. La legge, però, non poteva cancellare i crimini di guerra e contro l’umanità, i criminali non possono diventare angioletti per legge. Con chi la “pacificazione”, con i criminali, sia pure amnistiati, per erigerli a modello ed esempio? Che c’entrano Berlinguer, Pertini, Togliatti e il 1° Maggio con il criminale Almirante? E perché non anche Matteotti, Di Vagno, i Fratelli Rosselli, Gramsci, M.L. King, don Minzoni, don Mazzolari, Anna Frank, ecc., per citare solo alcuni tra i perseguitati e le vittime più insigni del fascismo nostrano ed internazionale cui sono state intitolate diverse nostre strade, oltre a Via XXV Aprile?”

Chi l’ha detto, segretario Franco Sportelli – sempre sulla stampa locale -, che la questione dell’intitolazione di una strada sia secondaria e che, se pure lo fosse, non meriti la dovuta attenzione e qualche briciola del vostro prezioso tempo?

Tenuto conto che la Costituzione della Repubblica Italiana e la storia di tutti i paesi democratici condannano il fascismo non per una contrapposizione astrattamente ideologica, ma perché ha propugnato e propugna una modalità antidemocratica e criminale di intervento nella politica e nella vita civile e sociale, ci piacerebbe che il Sindaco Avv. Gianvincenzo De Miccolis, il Consigliere comunale Valentini, il segretario socialista Sportelli e tutti coloro che sostennero all’epoca l’intitolazione del Parco e/o che oggi affermano che si tratta di un fatto privo di reale importanza, spieghino ai cittadini, in particolar modo ai più giovani, che senso hanno oggi:

–              I principi antifascisti della nostra Costituzione, che non sono un optional, bensì un vincolo inderogabile soprattutto per chi riveste cariche istituzionali e quando le cronache di tutti i giorni dicono che le idee perverse e criminali del fascismo e del nazismo non sono morte.

–              La “Giornata della Memoria” (27 gennaio) delle vittime del nazismo e del fascismo.

–              Il bel manifesto dell’Amministrazione comunale per la ricorrenza del 25 aprile, giornata nazionale della Liberazione dal fascismo e dal nazismo.

Da parte nostra, ci faremo promotori della collocazione, nel Parco stesso, di una targa con il curriculum del fascista e criminale Giorgio Almirante, fucilatore dei patrioti italiani, la maggior parte giovani che, per libera scelta, pagarono con la vita l’amore per l’Italia, la giustizia, la libertà.

Circolo PRC–Federazione della Sinistra di Putignano  “Margherita Pusterla”.

© Riproduzione riservata 20 Giugno 2012

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