aggiornato il 28/02/2023 alle 11:31 da

Hopen, contro la dispersione scolastica

Al via Hopen, progetti educativi per contrastare la dispersione scolastica.

Il percorso è stato presentato sabato 18 febbraio. Laboratori, sportelli d’ascolto, percorsi formativi per minori a Mola di Bari, Noicattaro e Rutigliano. È stato presentato sabato 18 febbraio a Noicattaro HOPEN – Progetti educativi. Un percorso finanziato dall’Agenzia per la Coesione Territoriale per contrastare l’abbandono e prevenire il fenomeno della dispersione scolastica. Tanti i temi toccati durante la conferenza stampa condotta da Rosanna Santoro (coordinatrice del progetto) e a cui hanno preso parte i sindaci dell’Ambito Territoriale n.11 Giuseppe Colonna (Sindaco Mola di Bari), Raimondo Innamorato (Sindaco Noicattaro) e Giuseppe Valenzano (Sindaco Rutigliano).

L’obiettivo di HOPEN – come ha spiegato Rosanna Santoro – è quello di far sapere agli adolescenti che la loro comunità li ama e li sostiene. Tutta la comunità deve farsi promotrice dell’accoglienza dell’altro: per questo abbiamo chiamato a raccolta le scuole e le realtà del privato affinché si possa lavorare insieme contro la dispersione scolastica e per la promozione del benessere. Facendo emergere desideri e bisogni – continua la coordinatrice di Hopen – è possibile attivare un processo di conoscenza di sé che permetta ai ragazzi una maggiore inclusione sociale e lavorativa.

Della buona riuscita del progetto sono convinti anche i sindaci dell’Ambito per cui HOPEN “ci aiuterà a riaffermare capisaldi come scuola e famiglia che in questo momento sono quasi delegittimati” (Colonna), “aiuterà i ragazzi a farli sentire accolti dalle istituzioni” (Innamorato) e “l’emersione dei loro talenti darà loro maggiore vitalità” (Valenzano).

Nel pomeriggio del 18 febbraio le attività sono andate avanti con un momento di formazione destinato a oltre 50 operatori sociali, educatori, insegnanti e genitori a cura di Rosy Paparella. Tema dell’incontro “Come e perché aiutare gli adolescenti ad attraversare la terra di mezzo”.

Infine, serata dedicata all’intrattenimento con “Kirikù e la strega Karabà”, spettacolo a cura del Kismet (racconto in musica, di Michel Ocelot con Teresa Ludovico e musiche di Maurizio Lampugnani).

IL NOME DEL PROGETTO

Questo nome racchiude due parole inglesi: “hope” (speranza) e “open” (aperto). Sono due termini che rinviano a significati di cambiamento con un sapore di ottimismo e di positività. Hopen però nasconde in sé ancora due parole. “Hop” (salto) nel senso di momento di gioco, base essenziale del benessere, e come gesto utile per “andare oltre”. Infine “Pen” nel senso di scrittura, dunque apprendimento e creatività. Hopen vuole essere, dunque, un luogo in cui fare esperienza di cambiamento in senso evolutivo con l’obiettivo di migliorare sé stessi e la propria comunità.

OBIETTIVI

Hopen promuove il protagonismo dei ragazzi con azioni finalizzate a far emergere desideri, bisogni, risorse che consentano di acquisire competenze e ridurre i fattori di rischio, anche ai fini di una loro inclusione sociale e lavorativa. Il progetto previene situazioni di disagio per costruire relazioni significative di fiducia tra adolescenti ed educatori e favorisce interventi di riconoscimento precoce di difficoltà di apprendimento e di bisogni educativi speciali. Il fine è evitare e/o ridurre fenomeni di medicalizzazione e assicurare offerte educative differenziate e personalizzate, e attenzione alle fasi di passaggio, con azioni di accompagnamento. Hopen, infine, promuove l’integrazione territoriale dei servizi e favorisce l’attivazione di percorsi che attivino processi di responsabilizzazione dei ragazzi, la ricostruzione delle reti educative, familiari e sociali.

METODOLOGIA DI LAVORO

La metodologia di Hopen prevede il superamento dell’isolamento sociale attraverso percorsi che mirino alla costruzione di modelli positivi. È un percorso di co-progettazione: si accompagna il ragazzo verso una consapevolezza dei propri bisogni e si coinvolge la comunità in processi inclusivi.

La scelta dei destinatari è condivisa con la scuola e i servizi, avviando un accompagnamento costante attraverso tutor educativi relazionali (assistente sociale/psicologo e educatore/orientatore) e l’interazione con la famiglia, la comunità educante, gli esperti che interverranno durante i laboratori. I risultati di progetto daranno un recupero dell’autostima del ragazzo, incidendo sulle scelte individuali e familiari.

© Riproduzione riservata 28 Febbraio 2023

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