aggiornato il 16/11/2022 alle 16:34 da

Al via la “Parata del frutto pendente”

Ha avuto inizio domenica scorsa  l’iniziativa della “Parata del Frutto Pendente” organizzata dal collettivo Orto Fertile e divisa in 3 appuntamenti in varie location a Noci. La rassegna di eventi mira a riflettere e a suggerire, attraverso la rilettura di un’antica pratica agro-economica ormai in disuso, un nuovo dialogo con il nostro paesaggio. La Parata del frutto pendente era il nome di una pratica agro-economica che si svolgeva tra la fine del ‘400 e i primi anni dell’ ‘800 nei territori di Martina Franca, Mottola e Noci, e che consisteva nella limitazione degli usi civici delle aree boschive durante i mesi della parata, per “accaparrarsi” il maggior numero di ghiande da rivendere poi ai cittadini o ai ducati limitrofi con l’obiettivo di accrescere le ricchezze di facoltosi privati. Queste ricchezze hanno avuto anche il valore però di potenziare le infrastrutture urbane dei paesi (costruire strade, piazze, luoghi dell’incontro) e quindi favorire una forma di progresso comunitario, spesso però innescando forti conflitti tra comuni limitrofi.  Questa pratica ha profondamente ridisegnato i confini dei nostri boschi, le geografie urbane-rurali e l’economia agricola-sociale dei nostri paesi. La Parata del frutto pendente oggi può essere un’occasione collettiva di recupero del linguaggio e dei saperi di una cultura rurale positiva, con buone pratiche e nuova sensibilità, che ci riportino ad una conoscenza dei nostri paesaggi e a ri-considerare l’ambiente che ci circonda come un interlocutore pensante ed estremamente prezioso. Per capirne di più, nel numero di Fax di sabato, è stata pubblicata un’intervista al collettivo di ricerca Orto Fertile.

Come è nata l’iniziativa “Parata del Frutto Pendente”?

La Parata del Frutto Pendente nasce all’interno del gruppo Orto Fertile con l’idea di immaginare un nuovo format che racchiuda obiettivi, attività e relazioni già portate avanti da qualche anno dal collettivo e che hanno per scopo aumentare, attraverso la conoscenza etno-botanica, la pratica e la teoria agricola e la condivisione dei saperi, una consapevolezza del nostro paesaggio naturale e operare una sensibilizzazione ecologica-ambientale. Abbiamo preso in prestito il nome di un’antica pratica agro-economica che si è svolta fino all’800 anche a Noci, un po’ perché ci ha colpito questa antica attività e un po’ perché il nome per noi funziona da manifesto programmatico, con il sottotitolo “l’unica parata che vogliamo è dei frutti!”

Come sarà articolata?

La Parata del Frutto Pendente si svilupperà in un programma di tre giornate ospitate in tre diverse location del nostro paese: non solo nella campagna [primo appuntamento domenica 13 novembre, presso la Masseria La Mandra] ma anche in due luoghi fulcro del nostro centro urbano, ovvero CineClub Mu.Ra – Museo dei Ragazzi (ancora purtroppo poco utilizzato) e il Chiostro delle Clarisse nel centro storico. Questa per noi è stata una scelta consapevole per portare la “questione” del nostro paesaggio non solo nella periferica percezione di chi non vive costantemente quel paesaggio, ma dentro il paese, poiché è qualcosa che deve riguardare molto di più la nostra cittadinanza e la società urbana in genere. Oltre all’appuntamento di domenica 13 novembre con la Mostra-scambio di semi e talee e piccolo mercato agricolo, abbiamo voluto allargare il linguaggio anche all’arte “dell’immagine in movimento” con video d’artista e film che verranno presentati in una piccola rassegna domenica 20 novembre (presso CineClub Mu.Ra – Museo dei Ragazzi) e chiudere poi il programma con un focus storico e botanico (sabato 3 dicembre presso Chiostro delle Clarisse) sulla pratica a cui abbiamo intitolato il programma – “Parata del frutto pendente” – e un approfondimento sul nostro patrimonio boschivo (querce e ghiande di Puglia) con diversi ospiti invitati.

Il recupero di un’antica pratica agro-economica rimanda al connubio tra natura e cultura (intesa anche come tradizione). Si può dire che la mission di Orto Fertile è anche e soprattutto quella di avvicendare pragmaticamente questi due elementi (natura-cultura)?

Ci teniamo a precisare che non è un vero e proprio recupero di una pratica, ma più una rilettura – e riscatto – contemporaneo: l’idea era quella di raccontare questa storia passata di Noci per riportare al centro l’importanza dei nostri boschi e della biodiversità in generale, che fino a qualche secolo fa erano la vera ricchezza del nostro paese, e che poi, come per molte parti del mondo, è diventata l’ecocidio che tutti conosciamo.

Dal 2019, quando siamo nati come gruppo informale, cerchiamo con le possibilità che abbiamo, di creare spazi e momenti dove poterci confrontare su quello che possiamo chiamare “rapporto con la natura-cultura” poiché abbiamo bisogno di incontrarci su questi temi, sentirci con-responsabili, ma chiaramente i tempi che viviamo ci hanno già dimostrato che è soprattutto tempo di agire! Noi lo facciamo per esempio provando a creare questi momenti anche per un pubblico adulto, oltre che per le nuove generazioni che forse sono più attente a queste tematiche (ci speriamo!)

L’arrivo tardivo dell’autunno e il persistere delle alte temperature sono indici di una situazione ambientale/climatica piuttosto critica. Quanto ne sta risentendo la natura “selvatica”?

Abbiamo già notato nelle passeggiate della scorsa estate che ci sono dei disequilibri negli intervalli di fioritura e disseccamento di alcune piante selvatiche annuali. In occasione della Notte di San Giovanni ad esempio, quando ormai da 3 anni prepariamo il nocino come in un rito collettivo, abbiamo notato come il paesaggio già a fine giugno si presentasse “bruciato” dal caldo trovando già secco l’iperico, la pianta di San Giovanni per eccellenza, nel suo periodo di antesi (fioritura) maggiore. Per il caldo prolungato del mese di ottobre abbiamo visto fioriture fuori-stagione di specie selvatiche tra cui i papaveri e i boccioni maggiori, le nostre “cicuredde ammerse”, solitamente in fiore da maggio ad agosto. Anche l’orto estivo continua a fruttificare in specie come le solanacee, in particolar modo per i pomodori, che dovrebbero già essere belli appesi come “pomodori eterni” o conservati sotto sale, non certo in cerca di sole per maturare in pieno campo, tra l’altro senza speranze di farcela! La natura ha una memoria pazzesca, ma questi stress potrebbero impoverire di vita i suoli perché accelerano le gemmazioni nelle arboree prima dei geli invernali, anticipano le fioriture, favoriscono specie invasive – o comunque “fuori stagione”–  che si propagano in maniera incontrollata limitando le selvatiche nei loro habitat, favoriscono probabili fitopatologie e molto altro. Ecco, chi osserva molto la natura conosce il suo ritmo, si adatta ad esso e vede con più chiarezza i cambiamenti climatici e le loro tragiche conseguenze, oltre ai rischi di chi vive del lavoro della terra.

Avete già altri eventi in programma per i prossimi mesi?

Per noi di Orto Fertile è sicuramente urgente prenderci cura della nostra banca dei semi di specie autoctone, di cui cerchiamo di salvaguardarne la biodiversità, e che consideriamo il cuore della nostra attività. Quest’anno vorremmo affiancare al nostro orto-custode anche una nuova modalità per mantenere in salute i semi in custodia: abbiamo pensato ad un orto diffuso – collaborativo, per chi ha voglia di aiutarci – in modo da avere tutti la responsabilità di un “orto custode” scegliendo alcune delle varietà che stiamo raccogliendo, così da moltiplicarle ogni anno mantenendolo sempre vitale e aperto.

Altra cosa che teniamo a puntualizzare è che per noi gli eventi sono sicuramente importanti per il rapporto con il pubblico, la sensibilizzazione e la partecipazione attiva, ma crediamo di dover metter in prerogativa anche degli aspetti più pratici legati alla cura del nostro paesaggio e alla conservazione della bio-diversità,  sperando però con questi incontri di allargare il gruppo del collettivo e immaginarci dei progetti futuri “sempre più grandi”.

© Riproduzione riservata 16 Novembre 2022

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