
Auguri, Michele
Facciamo subito gli auguri a Michele Emiliano che è diventato nuovamente papà. Siamo certi che questo evento contribuirà a fargli ritrovare la serenità che ha perso in questi giorni di convulsa evoluzione del quadro politico regionale pugliese, che erroneamente lo fa sembrare sconfitto nel braccio di ferro con Decaro sulla sua candidatura a consigliere regionale.
Sconfitto perché mentre lui faceva un passo di lato, chiedendo anche a Niki Vendola di fare la stessa cosa, Decaro ha accettato di avere Vendola fra i suoi candidati, lasciando Emiliano col cerino in mano.
Per il governatore in carica non è una sconfitta. Ci auguriamo che in queste ore abbia avuto il tempo di capirlo. Perché è solo grazie al suo passo di lato che la questione si è potuta risolvere, e di questo sia Decaro, sia Vendola, sia il Pd, sia la coalizione di centrosinistra non potranno che essergliene sempre grati.
Anzi, se c’è qualcuno che ha vinto, politicamente, in questa storia, è proprio Emiliano, che ha dimostrato coerenza, rispetto, altruismo, senso delle istituzioni.
Gli diamo un consiglio, se ci è consentito. Viva in tutta tranquillità questi giorni di nuova felicità paterna. La politica non è così importante come la nascita di un figlio, non si faccia un cruccio di essere rimasto spiazzato, quasi beffato, e non commetta l’errore di riaprire la questione. Si prenda una pausa dalle istituzioni e lavori in politica, pronto per un passo successivo quando sarà il momento.
Questa, secondo noi, dovrebbe essere la regola per tutti i rappresentanti del popolo, sia che amministrino, che governino o che legiferino. Dovrebbero portare a termine un ciclo, fare una pausa, e riprendere.
In Italia, invece, questo non succede. Ieri sul Corriere del Mezzogiorno Antonio Polito ha descritto e criticato quello che ha definito il gioco della liana, al quale, purtroppo, sono abituati tutti i politici italiani.
La liana è quel consenso elettorale che serve a trasportarti in qualsiasi momento della tua carriera politica da una poltrona all’altra. Tarzan la utilizzava per spostarsi da un albero all’altro, i politici italiani per fare il salto di carriera.
Aspirazione legittima e insopprimibile, sia chiaro, ma non sempre opportuna. Se si sono ricevuti voti per fare una cosa, bisogna portare a termine quella cosa, e poi pensare a fare il salto altrove. E invece da noi ci si siede su una poltrona e si sta già pensando a quella successiva.
Con le dovute eccezioni, naturalmente. Decaro, ad esempio, avrebbe voluto restare a Bruxelles, ma i pugliesi e il suo partito, il Pd, gli hanno chiesto di candidarsi alla Regione, e lui lo ha fatto proprio per questo.
Diverso sarebbe se a destra, come governatore, si candidasse D’Attis, deputato al Parlamento, vicepresidente della commissione antimafia. Chi glielo ha chiesto? Farebbe bene a continuare il suo lavoro a Montecitorio, forse si risparmierebbe anche qualche dispiacere. Naturalmente è solo un consiglio.
Il gioco della liana si è sempre fatto, e continuerà ad esserci. Tuttavia bisognerebbe pensare ad una regola nuova: chi è eletto in rappresentanza del popolo, dovrebbe portare a termine il mandato ricevuto prima di potersi candidare per un altro incarico.
A patto che si superi un problema. Questa regola dovrebbe scriverla e approvarla proprio chi non la vuole.