CONVERSANO – I versi in italiano:
“Quando spararono ‘la pecora’.
Sono una statua che non parla, ma chi scrive è onesto.
L’altra mattina ‘la pecora’ fu sparato, a momenti ci metteva il resto.
Stavano lui, un San Rocco, un ragazzo e un testone, da parlare, alzarono le mani e a più di uno partì il mattone.
‘La pecora’ per miracolo si è salvato,
ma qualcuno gli ha chiesto chi è stato?
Che poi bisogna vedere per chi è il miracolo?
Per lui sicuro, ma per noi cos’è?
Perchè se vive e mette fuoco a tutto,
non è un miracolo, ma una tragedia brutta.
Ancora vedo le fiamme al mercato
e nessuno gli ha detto che fare queste cose è peccato.
Nè il vescovo nè i carabinieri, figurati il sindaco che gli deve dire:
quei due sono culo e camicia, stretti con la cintura.
Ahh se potessi farvi vedere come si divertivano sulla macchina rossa.
Cinque anni fa. La macchina cabrio, il Sindaco e il Boss.
Mi sembra che solo per me questo imbroglio è ancora caldo, un mezzo busto senza gambe….. e senza palle!!!
Come voi!
Spunta un testimone nella sparatoria del 31 agosto scorso. E’ una statua. Nel clima di omertà surreale che si respira in città dopo l’agguato a Nicola La Selva, succede un fatto strano. Su un mezzobusto presente in Villa Garibaldi, posto nella corsia di sinistra per chi attraversa i giardini partendo dal Largo della Corte, giovedì mattina è spuntato un foglio dai contenuti scottanti. E’ la versione, scritta in rima e in dialetto conversanese, dei fatti accaduti il 31 agosto scorso in villa. Il testimone, la statua appunto, si trova a una decina di metri da dove è stato scaricato il piombo all’indirizzo del pregiudicato. La statua ha fornito la sua versione. Tutta in dialetto, usando tra le righe dei riferimenti che aiuterebbero a identificare i protagonisti del fatto. Di lì è passata alla relazione tra i protagonisti del fatto e l’incendio del mercato.
Il mezzobusto parla dando l’impressione di sapere molto di più di quello che dice. Nella seconda metà dello scritto c’è anche un riferimento a vescovo e carabinieri i quali, secondo la statua, non classificherebbero come peccati gli atti criminali messi a segno dai delinquenti locali. Si finisce con il sindaco che, a detta del busto, sarebbe “culo e camicia” con il boss. La statua parla di un episodio datato: un giro in auto, una cabrio, del sindaco con il boss. Il fatto sarebbe accaduto cinque anni fa. Facendo bene i conti si tratterebbe del periodo in cui Lovascio fu eletto per la prima volta alla guida della città.
La “pasquinata” è l’ennesimo pezzo di un puzzle sempre più variopinto che si sta componendo sullo sfondo della sparatoria.
Qualcuno, probabilmente sotto gli occhi delle telecamere, verosimilmente nella notte tra mercoledì e giovedì scorso, ha appeso al collo della statua il racconto del testimone di pietra. Nella serata di giovedì i carabinieri della locale stazione, in Villa Garibaldi, hanno recuperato il foglio sul quale era stata riportata la “pasquinata” e l’hanno sequestrato. I militari lavorano in queste ore per rispondere a tanti interrogativi legati al singolare episodio. Si cerca di capire chi sia il poeta dialettale che si è esercitato su un argomento così scottante e quanto ci sia di vero nelle cose scritte.
Non ci sono commenti, di la tua qui sotto!