aggiornato il 24/09/2013 alle 10:49 da

Eurocomunismo e vie nazionali al Socialismo

Gli anni Settanta si colorarono di eurocomunismo e «Vie nazionali al socialismo», prospettate dai partiti comunisti europei, che implicavano l’indipendenza dall’URSS. Richiamava nella gente di Conversano la visione politica di Oronzo Marangelli: aveva visto con trent’anni di anticipo.

Il Pci toccò il massimo del consenso (34,4% nel 1976) ma nel contempo straripava il terrorismo nero con stragi e quello rosso con gambizzazioni e omicidi. Si prospettò il “Compromesso storico” voluto da Aldo Moro, democristiano, di elevato valore intellettuale e politico. Il suo complesso e avversato progetto politico di coinvolgimento del Pci nel governo del Paese fu da lui sintetizzato con l’ossimoro delle «convergenze parallele». Dalle correnti interne della Dc e dal Psi trovò opposizioni. La corrente di Lattanzio, cui aderiva Matteo Fantasia, era contraria. Si profilò un accordo tra Dc e Pci per un governo di solidarietà nazionale. Nel marzo 1978, Moro venne assassinato dalle Brigate rosse e fu la fine del “Compromesso storico”.

Nel Psi entrò in scena, prima in sordina e poi in modo dispotico, Bettino Craxi. Che sferrò un duro attacco al Pci e spezzò l’asse Dc-Pci. Nel 1983 il leader decisionista si accomodò sulla poltrona di capo del governo. Erano gli anni del Caf (Craxi, Andreotti, Forlani). Iniziò l’era dei “Nani e ballerine” come il socialista on. Rino Formica etichettò la corte di Bettino. Che ambiva a “modernizzare” il Psi. Ma, ottenne lo straripare di una già estesa corruzione in cui resteranno impigliati esponenti grandi e piccoli dei partiti al potere. Berlinguer pose la questione morale. Le correnti politiche nei partiti al governo (Dc, Psi, Psdi, Pli, Pri) erano comitati di affari. Formica, inviato come commissario alla Federazione del Psi a Torino, ai primi degli anni Novanta, sentenziò: «Il convento è povero ma i frati sono ricchi». Il Psi era indebitato fino al collo. Dc, Psi, Psdi, Pli, Pri, saranno stritolati da Tangentopoli solamente dopo la caduta del muro di Berlino, consentita da Gorbaciov nel 1989, che trascinò con sé il cosiddetto fattore “K” di Alberto Ronchey, editorialista del Corriere della sera. Esso era lo spettro del Komunismo che aleggiava sul mondo intero. Grazie al fattore “K” molti processi di stragi addebitabili al terrorismo nero (Piazza Fontana, strage treno Italicus, strage di p.zza della Loggia di Brescia) e di corruttela ad esponenti dei partiti al potere furono insabbiati o giungevano a prescrizione.

Quasi tutti gli onorevoli del pentapartito finiranno indagati o condannati per corruzione e/o, nel migliore dei casi, finanziamento illecito ai partiti.  

Ciò che non era riuscito a Craxi fu conseguito da Di Vagno jr che reclutò un buon numero di militanti nelle sponde di partiti avversi, alcuni dei quali assunsero cariche importanti. Esponenti della vecchia guardia, come Simone Manchisi, si schierarono tra i sostenitori dell’on. Claudio Lenoci di Bari rivale di Di Vagno. Il Psi a Conversano raggiunse percentuali che si attestavano oltre il 30%, e nelle politiche del 1972 riuscì a sorpassare la Dc.

Anche nella Dc si manifestarono grossi contrasti. Si combattevano la corrente morotea che faceva capo al dottore Giuseppe Castore e quella doroteo-lattanziana di Matteo Fantasia. Tra i morotei una figura di rilievo è quella dell’avvocato Antonio Loiacono che fu sindaco (1970-75) e seppe mantenere un profilo dignitoso e fermo in tanta congerie.      

© Riproduzione riservata 24 Settembre 2013

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