aggiornato il 14/01/2014 alle 14:51 da

La condizione femminile

Negli anni Cinquanta particolare rilievo fu dato ad un’importante categoria: le donne lavoratrici. Non veniva rispettata la legge sulla tutela fisica e morale della lavoratrice-madre. Le ragazze che si sposavano venivano licenziate. Le donne erano discriminate nei salari rispetto agli uomini. Non si riconoscevano i diritti civili e morali sanciti dalla Costituzione. Si stabilì di determinare la Carta dei Diritti della Donna italiana e della donna lavoratrice per il riconoscimento dei diritti democratici, civili, economici, sociali della donna (Di Vittorio 1952: 38).

Oronzo Marangelli affidò all’insegnante Giuseppina L’Abbate l’incarico di sensibilizzare ed organizzare su questi problemi le donne di Conversano. I giovani la ricordano ancora oggi allorché, issata su un tavolino, teneva i comizi nei rioni ove mancava acqua e luce e propugnava la parità dei diritti tra uomo e donna a quei tempi poco sentita, anzi ostacolata dai compagni.

Con ammirevole solerzia e passione Ida Del Vecchio, comunista, si prodigava girando per l’Italia con comizi in sostegno dei diritti delle donne. A Conversano spesso teneva assemblee e conferenze nei locali della sezione che si rivelavano insufficienti a contenere l’affluenza strabocchevole di donne, che galvanizzate, denunciavano i problemi connessi alla loro condizione. Era collaboratrice di “Noi donne”[1]. A lei, insegnante elementare romana dai modi dolci e gentili, oggi è intestato un circolo didattico a Roma. Una donna eccezionale che ha dato molto per la causa femminile.

Nel 1952, le amministrative videro un duello comiziale tra il democristiano Fantasia e Marangelli. Questi mai si scagliò contro la gerarchia ecclesiastica. Anzi tra Gregorio Falconieri e Oronzo Marangelli c’era gran rispetto. Si combattevano le idee, non le persone. Il comunista consigliava ai “demoni-cristiani“ di attenersi ai principi del Vangelo, a lui ben noti per essere stato seminarista per sette anni.

Nei comizi Fantasia trattava temi come quello dei prigionieri italiani non ancora rimpatriati dalla Russia per i quali si lasciava andare a pianto dirotto. Usava sovente toni di una «inaudita violenza», come ricorda il senatore comunista Giovanni Papapietro (AA.VV. 1995: 51).

Matteo Fantasia afferma che nelle elezioni del 1952 il Vescovo Falconieri prese parte alla competizione elettorale con un volantino datato 20 maggio 1952, nel quale invitava a votare “per quella lista o quel candidato che meglio garantisce l’osservanza e la tutela delle leggi di Dio e della Chiesa, secondo la sana tradizione della nostra regione”. (Fantasia 1982: 40) 

Il Pci conseguì un successo con la lista Garibaldi riportando il 22,1%, ben al di sopra del risultato nazionale.

In queste amministrative, nella capitale, Papa Pio XII intendeva imporre ad Alcide De Gasperi l’apparentamento della Dc con Msi e Monarchici pur di evitare una paventata vittoria dei comunisti (Operazione Sturzo)[2], che avrebbe visto i cosacchi su piazza San Pietro.



[1] “Noi donne”, rivista mensile fondata nel 1944, organo dell’Unione Donne Italiane, ha ospitato le principali voci del femminismo italiano. Si ricordano: C. Ravera, N. Gallico Spano, A. M. Ortese, M. Duras, Giovanna Pajetta, U. Eco, G. Rodari, M.A. Macciocchi, Ellekappa, F. Fossati, P. Carra.

[2]   A. De Gasperi si oppose, ma pagò a caro prezzo la disobbedienza. Quando la figlia vestì l’abito monacale, S.S. Pio XII rifiutò di riceverlo.  

© Riproduzione riservata 14 Gennaio 2014

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