aggiornato il 10/04/2014 alle 8:21 da

L’epilogo della lotta tra democratici e stalinisti

Nel consiglio comunale eletto nel 1952, il gruppo dei comunisti era composto da Oronzo Marangelli, Giuseppina L’Abbate, Giuseppe Teofilo, Giuliano Lorusso e Domenico Bolognino. I primi tre di linea democratica, diciamo “antistalinista”, mentre gli ultimi due facevano capo alla corrente “stalinista”. Il capogruppo Marangelli ebbe con costoro dure contrapposizioni che culminarono il 5 marzo del 1953 allorché non volle commemorare la morte di Stalin che pur vedeva la partecipazione ai funerali a Mosca di Pietro Nenni segretario del Psi e premio Stalin per la pace. Nel 1954 dopo la denuncia del culto della personalità del dittatore russo, il premio cambiò la denominazione in “Premio Lenin per la pace”. Nel 1956, al XXII congresso, ancora Krusciov denunciò i crimini di Stalin.

Tra l’altro O. Marangelli non espose la bandiera abbrunata come invece fece la sezione del Psi. Il 3 aprile 1953 rassegnò le dimissioni da consigliere comunale “per dissensi col gruppo di appartenenza”. Un evidente grave atto politico.

Nel 1953 altro duro scontro tra Dc e Pci-Psi sulla cosiddetta “Legge truffa”. In base ad essa al partito che avesse conseguito almeno il 50% più un voto sarebbe spettato il 65% dei seggi parlamentari. Altro successo, sotto la guida del segretario Marangelli: il Pci di Conversano riportò il 26,5 % al di sopra del dato nazionale. Nel 1954 O. Marangelli si ritirò dalla politica. Fu espulso dal partito in sordina.

In questo periodo, per questioni amministrative fu estromesso il segretario della Cgil di Conversano: il quaderno con gli incassi delle tessere era indecifrabile per estese macchie di inchiostro. Era il solo incarico che prevedeva la retribuzione. Il papabile era Teofilo che già era segretario della Lega industria. Ma si candidarono L’Abbate e Bolognino. La spuntò quest’ultimo. Teofilo lasciò il Pci ed entrò a far parte dell’entourage di Michele Di Giesi, leader della sinistra riformista nel Psdi. Giuseppina L’Abbate, nominata alla segreteria al posto di Marangelli, nel 1955 fu esautorata e sostituita da Vito Zupa fervente stalinista. Non era gradita la presenza di compagni con titolo di studio dal diploma in su e si pose termine alle lotte a favore delle donne. E restarono senza oratori per i comizi fatti poi, coraggiosamente, in dialetto.  

Nel marzo del 1956, Bolognino e Grasso, contrariamente alle direttive della Federazione, organizzarono l’occupazione del Municipio per il ritardo nella erogazione del sussidio di disoccupazione. L’abbondante nevicata aveva ridotto alla fame i disoccupati. Ma tutto si risolse in un bivacco per le scale senza riuscire ad interrompere i servizi comunali per l’intervento dei carabinieri. Furono tutti processati ma non ebbero il patrocinio del Pci e della Cgil. Per l’accusa di adunanza sediziosa furono difesi d’ufficio dall’avv. Giuseppe Ferrari, monarchico. Solo uno fu condannato con la condizionale per aver profferito parole blasfeme contro i morti di un carabiniere. Il Pci subì una debacle alle amministrative del 1956 passando dal 22 al 17 %.

Il prof. Matteo Fantasia non ebbe l’appoggio del Vescovo alle politiche del 1958. Eppure era attento ai precetti religiosi. Egli stesso commenta, in terza persona, attribuendo al  Vescovo il suo insuccesso:

Indubbiamente gli venne meno il sostegno ufficiale del mondo cattolico, soprattutto della Diocesi, che abilmente manovrata dal Vescovo Falconieri distribuì le preferenze tra i candidati della lista Scudo Crociato, specialmente a favore degli uscenti. (Fantasia 1982: 55)

E venne così eletta al Parlamento la sua rivale ins. Maria Miccolis di Castellana Grotte, forte del sostegno di mons. Falconieri.  

© Riproduzione riservata 10 Aprile 2014

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