aggiornato il 28/01/2011 alle 9:08 da

Farfalle di Spine a Spazio Unotre

GIOIA – P1030893Un’atmosfera solenne  ha pervaso “Spazio Unotre”, nel corso della serata di Giovedì 20, resa ancor più profonda dal mescolarsi della musica dai toni gravi, cupi del basso di Stefano Montuoso e delle percussioni di Napoleone Pavone e dalla performance grafica di Mario Lozito e Mario Pugliese, impegnati nell’utilizzo di carta crespa, bagnata, e per lo più rossa. Un ideale insieme di elementi che hanno fatto da sfondo alla presentazione di “Farfalle di spine”, raccolta di poesie, a cura di Valeria Traversi, che raccontano la tragedia alla Shoah. Ad introdurre il testo, l’illustre ospite Daniele Maria Pegorari, docente universitario presso l’Ateneo di Bari. “La poesia é bellezza. “Dopo Auschwitz scrivere una poesia sarebbe stato un atto di barbarie”, come ha affermato il filosofo tedesco Thomas Adorno. In realtà da quel momento l’arte non è stata più la stessa, poiché ha assunto un’impronta drammatica. La scrittura stessa  si è fatta testimonianza perché non avvenga mai più.” “L’arte- ha affermato Valeria Traversi- deve diventare lo strumento per non dimenticare quel che è stato. La poesia si fa parola per cercare di raccontare l’ “indicibilità del male”. Una delle più grandi testimonianze di questo genere è data da Primo Levi”. E’ la volta, poi, dell’interpretazione e lettura da parte degli attori dell’Atrebil Teatro di alcuni versi tratti dalla raccolta. La disarmante bellezza di questa poesia, “suona” alle volte come conforto “troverò in Paradiso la tua e la mia pazienza”, alle volte come presa di coscienza della tragica realtà (“…ti hanno messa in fila come a scuola…, un assassino accarezza la tua treccia bionda…”).

© Riproduzione riservata 28 Gennaio 2011

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