«Voi non siete pagliacci, siete clown, c’è una bella differenza». Questa è una delle frasi più belle che si è sentito dire Johnny, o meglio Alessandro Marzolla, monopolitano e lavoratore della Mermec a Treviso, che nel tempo libero ha scelto di occuparsi del sorriso delle persone più fragili. Forse sarà stata la predisposizione e la sensibilità, avrà avuto un ruolo la Pandemia, ma Alessandro voleva occupare i suoi weekend con qualcosa di nuovo e di più bello. «A trent’anni inizi a capire che dare qualcosa agli altri è più bello di divertirti. Ero stanco di raccontare il lunedì quanti chilometri avevo percorso o quanta roba avevo mangiato».
Così un giorno inizia a cercare su internet un’associazione di volontariato a cui dedicarsi a Treviso. Si imbatte in una realtà dal nome strano. All’inizio pensa sia uno scherzo, perché l’acronimo di questo gruppo è Vip Treviso. E invece è un’associazione nata nel 2018 che raccoglie più di sessanta persone che hanno deciso di fare clownterapia, portando il sorriso a chi ne ha più bisogno: Viviamo in positivo.
Alessandro decide di provarci. Partecipa all’incontro conoscitivo. Poi fa un colloquio con il direttivo. Su sessanta persone che hanno fatto richiesta risulta tra i 24 scelti e fa un corso di tre giorni. Alla fine gli consegnano un naso rosso, da pagliaccio, in un sacchetto con il nome del suo alter ego clownesco, Johnny. Un soprannome che anni prima gli amici gli avevano dato a Monopoli. «Tutti, già dal corso base, scegliamo un nome da clown che poi porteremo a vita. E se qualcuno si ritira da questo servizio, chi viene dopo non può utilizzare quel nome».
Il nostro concittadino, racconta così l’emozione di aver ricevuto quel sacchetto con dentro i colori della felicità: «Il naso rosso, ci protegge quando siamo indifesi, ci trasforma nel nostro personaggio, ci rende felici soltanto indossandolo (soprattutto quando fa condensa). Ci libera dai pensieri, dai nostri difetti, dai nostri turbamenti, dalle nostre paure. Indossandolo ci rende tutti fratelli e sorelle».
Insomma Johnny ad autunno 2022 consegue la possibilità di fare clownterapia come Patch Adams, il dottore la cui storia è stata raccontata da uno dei più grandi comici di sempre: Robin Williams. Però ora serve tanto allenamento. Come in tutte le discipline. Johnny non deve sollevare i pesi, ma deve allenarsi a sollevare l’umore della gente. Giochi, giocoleria, improvvisazione, capacità di generare fiducia, entrare in contatto con l’altro attraverso lo sguardo. Queste sono le arti nelle quali Alessandro, per due volte al mese in una seduta di due ore, deve tenersi in forma. Di solito “in palestra” ci sono una trentina di persone. Sia uomini che donne. Gente dai venti a oltre sessant’anni.
Poi finalmente si va a esibirsi. Principalmente Rsa per anziani e centri per disabili. Il prossimo appuntamento è una Rsa chiamata San Giuseppe. Finora è stato in un centro per persone diversamente abili a San Biagio di Callalta e una casa per anziani a Casale sul Sile. Insomma si viaggia per tutta la regione e si porta in dono un po’ di felicità, di spensieratezza.
Un tempo si andava in tanti. Da quando c’è la pandemia solo in 4 o 5 persone. Si inizia presentando agli ospiti i clown. Poi si fa un balletto e ci sono dei giochi, come abbinare alcune figure a dei colori. C’è uno spettacolo improvvisato. Balli di gruppo su note care a tutti come: “Il coccodrillo come fa?”. Poi c’è il momento della condivisione e dell’ascolto. Infine si cerca di coinvolgerli più attivamente in altri giochi. Alla fine i clown prima di salutarsi si riuniscono e c’è un approfondimento, un confronto su quanto accaduto. Perché a volte un ospite può reagire in modo diverso da come ci si aspetta, può avere un momento difficile. La stessa scaletta si trasforma a seconda dei feedback che si ricevono sul momento dal pubblico.
Johnny è felice per la sua scelta. «È bello vedere qualcuno, che quando entri è giù di morale, ha la testa bassa, cambiare espressione. Vederlo che sorride con gli occhi, che è felice dietro la mascherina». Tanti gli insegnamenti che sta ricevendo da chi sta incontrando. Come quella frase detta da un ragazzo che ha gradito la visita di questi “dottori del sorriso”: «La parità è sempre vincente». Una frase che senza bisogno di altre spiegazioni in fondo riassume un po’ il lavoro di Johnny.
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