aggiornato il 30/06/2021 alle 10:41 da

Giuseppe De Luca, un Angelo a domicilio

Un esperto radiologo, un’autista d’ambulanza, una pedagogista come segretaria, la disponibilità di uno studio privato e la benedizione dell’Asl e del primario di Radiologia del San Giacomo per un’impresa … fuori del Comune. Anche geograficamente. Così è iniziata questa avventura che oggi vi raccontiamo e che merita di entrare nella storia della lotta al Covid-19. Il dottor Giuseppe De Luca, il nostro protagonista, è un dipendente dell’Asl e lavora in radiologia presso l’ospedale di Monopoli. All’inizio dell’emergenza coronavirus, gli viene inviato, presso il laboratorio di radiologia, dove appunto lavora, un paziente per effettuare una “rx toracica”. Al termine degli esami, però, si scopre che l’uomo, proveniente da Locorotondo, è stato contagiato da Sars2-Covid-19. Automaticamente tutti i sanitari che hanno avuto contatti con l’ammalato finiscono in quarantena. Compreso, ovviamente, il radiologo polignanese. «In quelle due settimane passate chiuso in casa, senza poter avere contatti con l’esterno, ho pensato alla condizione degli ammalati che non possono nemmeno ricevere delle cure mediche adeguate fino al ricovero in una struttura sanitaria – racconta De Luca- faccio subito una premessa a scanso di equivoci. Io non sono un medico. Per capirci: sono un TSRM (acronimo che sta per Tecnico Sanitario di Radiologia Medica, nda) quindi non do le medicine alla gente. Ho una laurea, ma per quello che faccio io. Ossia le radiografie. In quei giorni passati a casa ho buttato giù un progetto proprio per eseguire le radiografie a domicilio. Per individuare lo stato polmonare del Covid ci sono tre metodiche: l’ecografia, la TAC ai polmoni e la RX toracica. Io ho escogitato un metodo per effettuare la radiografia a domicilio. Molti penseranno: “come fai. La macchina per eseguire le radiografie è un apparato enorme. E poi ci sono le radiazioni”. La macchina per i raggi alla fine non è che una “macchina fotografica”. Ve ne sono in commercio alcune di formato ridotto. Ingombranti, certo, ma trasportabili. Io ho apportato una modifica, realizzando un supporto adatto per poterla tenere in sospensione sul paziente ed eseguire le radiografie. In questo modo posso portare l’attrezzatura su per le scale o in ascensore. Radiografie a domicilio vuol dire andare nelle RSA o nelle RSSA e non solo a casa dei malati di Covid. Appena ho potuto lasciare i “domiciliari” ho presentato il mio progetto alla ASL, chiedendo un autista, un’ambulanza e la possibilità di appoggiarmi a uno studio privato per la segreteria. Sinceramente mi aspettavo un po’ di resistenza, vista la novità. Invece hanno accettato subito. Così è iniziata questa avventura che mi ha portato a girare tutta la provincia. Persino le Case Circondariali». Ad affiancare Giuseppe De Luca l’autista d’ambulanze Teodoro Ricciulli e Elisa Ferrante, nella vita pedagogista e per l’occasione segretaria di De Luca. Era lei a seguire tutto l’aspetto burocratico. Per l’attività e l’assistenza De Luca si è appoggiato al centro “Starbene” di Polignano a mare. Determinante è stato l’apporto “all’impresa” dato dal dottor Paolo Comes e dai medici di radiologia del San Giacomo (Franchini, Fiore e Gravina) ai quali De Luca sottoponeva le lastre per l’esame e la diagnosi. Putignano, Monopoli, Alberobello, Turi, Mola di Bari, Castellana e Conversano sono stati alcuni dei centri dove De Luca è intervenuto con la sua ambulanza attrezzata. «All’inizio non mi ero reso pienamente conto del “guaio” in cui ero andato a cacciarmi. Gli appuntamenti erano relativamente pochi. Tre o quattro al giorno. Poi, gradualmente, quando ha iniziato a diffondersi la notizia che c’era questa opportunità è stato difficilissimo star dietro alle richieste. Ci sono stati dei momenti che, dovunque ti giravi, c’era lavoro e avremmo avuto bisogno di un aiuto. Lo dico senza polemica ma ad un certo punto mi sono sentito veramente solo. Tenga presente che una cosa è effettuare un tampone a un soggetto il quale potrebbe avere il Covid ma potrebbe anche non averlo. Nel mio caso si trattava di persone che, invece, il Covid lo avevano. Bisognava solo certificare a che punto fosse la malattia accertando lo stato dei polmoni. Il mio lavoro e quello dell’autista che mi seguiva, era proprio quello di fare le lastre all’ammalato e poi girarle ai medici che le avrebbero esaminate. Oltre al virus, dal quale mi difendevo con mascherine, guanti tuta e visiera in plexiglass, c’erano anche le radiazioni con le quali fare i conti. E non avevo un muro schermato col piombo dietro il quale potermi riparare. Ho rimediato, almeno in parte, con un camice speciale protettivo. Ma, ovviamente, non era la stessa cosa e, soprattutto, non la stessa sicurezza. Per fare questo lavoro – continua De Luca- sono stato nelle case per anziani, le vittime per eccellenza del coronavirus, dove ho trovato anche situazioni al limite. Come a Alberobello, dove ho avuto un paziente che all’improvviso mi tirava dei veri e propri morsi. Oppure al Regina Pacis di Monopoli, dove c’era un’anziana la quale, sul più bello che l’avevo preparata per la RX toracica, s’è alzata e se n’è andata in giro per la casa di riposo. Ma storie del genere mi sono capitate un po’ dappertutto, come alla residenza per anziani di San Pietro Piturno, a Putignano. Un’esperienza del tutto singolare l’ho vissuta effettuando le RX toraciche in carcere – ricorda De Luca- qui trovavi la persona rispettosa del lavoro che facevi, il “povero a lui” e il vero delinquente. Mi è capitato anche un soggetto tipo naziskin, un milanese, detenuto chissà per cosa a Bari. Ma mi sono anche imbattuto in casi umani che mi hanno segnato nell’animo. Come quella donna anziana malata di covid colta da malore che mi è morta tra le braccia. Questo caso lo ricordo bene ma ogni giorno ero alle prese con persone malate di Covid che avevano svenimenti o perdite di equilibrio. La Puglia ha attraversato una emergenza sanitaria le cui proporzioni magari saranno chiare alla fine, quando si potrà fare un bilancio complessivo di ciò che è stata questa pandemia. Siamo stati come sotto assedio e ad un certo punto era diventato difficile chiamare persino il 118 o far intervenire gli USC». De Luca sembrerebbe un impavido che del Covid e delle sue conseguenze non ha alcun timore. Invece non è così. «All’inizio avevo il terrore del Covid e delle sue conseguenze. Poi, dopo la mia prima quarantena, ho iniziato a entrare nell’ordine di idee che io potevo proteggermi ma che, alla fine, era il padreterno a decidere. Così ho superato il mio iniziale disagio ed è nato il progetto Pugliamola, ossia “puliamo la Puglia dal Covid”. Alla fine ho realizzato 1000 radiografie ad altrettanti pazienti malati di Covid-19. E’ come se avessi costruito una piccola arca di Noè facendovi salire più gente possibile. Paradossalmente mi sono ammalato proprio mentre lavoravo in ospedale. Anche questa volta si è trattato di un paziente che non sapevo avesse contratto il Covid. Solo che sono rimasto contagiato e la quarantena l’ho dovuta fare per guarire». Alla fine di questa esperienza, ora che l’emergenza pandemia sta lasciando il posto al cauto ottimismo dei vaccini, chiediamo a Giuseppe De Luca cosa resta di questa esperienza. «innanzitutto un insegnamento: nel momento del bisogno non puoi lasciare che le cose accadano da sole ma occorre sempre reagire e cercare di fare del nostro meglio. Sono soddisfatto di questa esperienza che ha fatto conoscere a tanti cos’è la radiologia a domicilio e quali possono essere gli sviluppi futuri. Ecco, spero che questa esperienza possa servire anche ad altri». Se dovesse tracciare una linea e dividere le cose belle dalle cose brutte, De Luca non avrebbe dubbi. «Ricordo prima le cose brutte, così con quelle belle ho il “lieto fine”. Di brutto, ripeto, c’è stato che a un certo punto mi sono sentito “lasciato solo”; soprattutto quando le richieste di interventi domiciliari sono diventate così numerose che, mio malgrado, non sono riuscito a stare dietro a tutte. Per mesi ho persino ridotto i rapporti con i miei stessi familiari. Mia moglie e i bambini mi hanno visto come un fantasma. Anche perché avevo sempre paura di poter essere stato infettato e contagiare anche loro. Ho fatto mille lastre: a 150 euro a lastra ho fatto risparmiare alla Regione Puglia e all’ASL almeno 150mila euro; ma sembra che nessuno se ne sia accorto. Anche lo studio Starbene, che mi ha dato un buon supporto tecnico, ci ha rimesso tanti soldi. Le cose belle sono legate alle persone. Vedere la gente rassicurata dalla tua presenza, dal fatto che la Asl e la Regione Puglia portino fino a casa del malato l’assistenza. Io ricordo tutte le persone alle quali ho fatto le lastre e questo ha creato un legame affettuoso reciproco. Aver fatto, da solo, come TSRM, mille lastre è una cosa che mi rende soddisfatto del mio lavoro. Così come aver segnalato la possibilità che per i malati di covid poteva essere applicata l’esenzione P01». Alla fine di questa nostra storia, vorremmo fare una considerazione del tutto personale: strano che le autorità locali e regionali si siano mosse per far avere dal presidente Mattarella il cavalierato a un infermiere per l’enorme numero di tamponi fatti a potenziali malati di Covid mentre a Giuseppe De Luca, che le 1000 radiografie le ha fatte a malati di Covid al 100%, nessuno ha pensato di trattarlo allo stesso modo.

© Riproduzione riservata 30 Giugno 2021

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