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Bottari torna in Puglia

20141019 155702POLIGNANO – Un amore lungo 35 anni, quello tra il siciliano, di vita milanese, Lorenzo Maria Bottari, e la Puglia, celebrato con un libro edito da Schena e presentato questa sera alle 19:00 ad Ostuni. «Modugno si faceva passare per siciliano ed io, che ho persino inaugurato il museo di Rodolfo Valentino con una mostra, dopo 7 lustri non posso dirmi pugliese d’adozione? – sbotta Bottari commentando la presentazione del suo libro-  Sono 50 anni che vivo nel mondo dell’arte. Dall’età di 15 anni. E sempre in serie A, al fianco dei maggiori artisti contemporanei. E proprio i miei amici pugliesi mi hanno esortato a fare un libro degli appunti di vita che conservavo in un cassetto». De Chirico,Guttuso, Cagli, Lam, Kodra, Alda Merini, Angus Mc Bean, Quasimodo: tutti nomi che hanno fatto la storia dell’arte e della letteratura contemporanea e che compaiono in “Dentro le Quinte”. Personaggi che Bottari ha attraversato come una meteora, arricchendosi di queste conoscenze ma restando sempre fedele a se stesso. «Il miglior attore è colui che interpreta se stesso, diceva Moliére, ed io nel contesto attuale ho scelto la via più difficile non accettando speculazioni mercantili che con l’arte hanno a che fare ben poco». Bottari “ vive d’arte”, orgogliosamente autonomo dai galleristi anche se “Dentro le quinte” racconta della sua importante amicizia con Leo Castelli, il re dei mercanti d’arte, che curò la prima mostra di Bottari a New York. Tra Italia, Europa ed oltreoceano sono più di 500 le mostre di questo artista; uno zingaro del pennello che ha vissuto tra New York, Londra, Lugano, Vienna, Parigi, Stoccolma, Berlino, Copenaghen ed esponendo persino in Israele. «Non è vero che se uno è di famiglia povera non può emergere nel mondo dell’arte. Vengo da una famiglia segnata dalle guerre. Mia madre, a cui dedico questo libro, era vedova ed ha portato avanti 10 figli. Un’eroina silenziosa come ce ne sono tante tra le donne che si sacrificano dietro e dentro le quinte, per la famiglia». Chi conosce Bottari non può che meravigliarsi del fatto che si dilunghi molto sul suo maestro Guttuso, al qual sicuramente lo lega anche quella che Sciascia chiamava la “sicilianitudine”, mentre è marginale la narrazione su Ibrahim Kodra, di cui fu allievo per molto più tempo. Di questo artista, dal quale ha assimilato l’uso orientaleggiante dei colori, abbiamo diverse opere sono esposte nella pinacoteca della basilica santuario di Santa Maria de Finibus Terrae, a Santa Maria di Leuca. «Non è la quantità del tempo ma la sua qualità che determina un rapporto. Quando conobbi Guttuso era un uomo pieno di impegni. Non aveva un attimo di respiro. Ma ciò non gli impedì di conoscermi ed interessarsi a me. Nella mia vita non ho programmato nulla. Le cose sono venute e sono state. Per vent’anni ho frequentato Alda Merini ed abbiamo solo qualche foto insieme mentre conservo gelosamente un suo libro di poesie manoscritto. C’è gente che l’ha conosciuta nell’ultimo anno di vita e sta vendendo libri zeppi di foto ed autografi. L’amore per l’arte ed il rispetto tra le persone per me hanno valore ma non hanno prezzo. La mia pittura non nasce da combinazioni artefatte ma dai sentimenti e dall’amore per ciò che faccio. La gente lo sente, ama i miei colori e dovunque abbia esposto chi vede un mio quadro lo riconosce e dicono: quello è Bottari. Spesso la critica osanna artisti che lasciano freddo il pubblico e viceversa». Come diceva Picasso: “io non ho programmato nulla, mi sono trovato tutto tra le mani …”

© Riproduzione riservata 29 Ottobre 2014

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