aggiornato il 01/12/2022 alle 12:05 da

Il sogno di don Mimmo vede la luce

Passato e futuro si sono incontrati durante la presentazione dei lavori di restauro dell’altare maggiore della chiesa del Carmine. Dopo la messa celebrata dal vescovo, mons. Giuseppe Favale, insieme ad alcuni esperti si è ricostruita la storia della preziosa chiesa, guardando ai lavori ormai prossimi. “Tutto è nato da un sogno, sviluppato già dai primi mesi del mio parrocato – ha detto don Mimmo introducendo la serata – desiderio che, grazie all’aiuto di tanti privati e associazioni, oggi inizia a vedere la luce”. Un sogno che posa su radici antiche, quando nel secondo 600 i carmelitani, chiamati dal Balì, eressero il convento e la chiesa adiacente. Chiesa che già Riccardo Marascelli nel 1933 descriveva come “monumento nazionale” del XVII secolo. “Putignano in quegli anni era in una grande estensione urbana, questo è il primo luogo extramoenia del tempo”, ha ricordato la storica dell’arte, prof.ssa Emanuela Elba, individuando anche le affinità che legano il nostro altare con quello del Carmine di Conversano: “Si tratta di un altare in piena sintonia con lo spirito della controriforma, che voleva la chiesa divisa in tre parti: coro, presbiterio e parte per i fedeli”. L’eccezionalità dell’altare putignanese rispetto agli altri è stata rimarcata dall’esperto, arch. Leonardo Petrosino, che ha anche avanzato l’ipotesi che “l’altare inizialmente poggiasse sul muro terminante della chiesa, poi allargata con la parte riservata al coro. Il nostro altare è singolare rispetto agli altri perché è il primo che troviamo staccato dal muro, oltre a essere in pietra locale policroma”. Il parere della restauratrice, invece, la dott.ssa Rosanna Virginia Guglielmo, è stato molto incerto, poiché i lavori sono ancora in una fase propedeutica di esame: “Certamente l’altare sarà totalmente diverso rispetto a come lo vedete oggi, preparatevi a un prospetto radicalmente mutato. Ci sono almeno due strati di colori addossati a quelli originali, ottenuti con elementi naturali direttamente sulla pietra. L’ultimo risale agli anni ‘70, operato da un certo Carmine Gigante, che aveva ripitturato la macchina da altare con uno smalto conservativo”. Intervenuto, all’inizio del dibattito, anche l’assessore Gianni Carella che, in rappresentanza della sindaca Luciana Laera (impegnata all’assemblea nazionale dell’ANCI), ha espresso “l’interesse del Comune alla conservazione dell’opera d’arte”, per la quale, tuttavia, non è stato preso alcun impegno economico. In conclusione mons. Favale ha chiesto “qualità e celerità nei lavori”, augurando a tutti un buon lavoro e confermando il sostegno della Diocesi, già espresso nelle sedi deputate. Ora, dunque, il sogno sembra diventare realtà, ma le attività non si fermeranno e, con tornei di burraco e momenti conviviali, le varie associazioni organizzeranno nuove occasioni per sostenere il progetto di restauro. Un restauro che riporterà alla luce originaria lo splendido altare barocco, un gioiello che la nostra città non può perdersi.

© Riproduzione riservata 01 Dicembre 2022

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