aggiornato il 09/08/2023 alle 12:42 da

Addio alle cabine telefoniche

Domani, salvo rinvii, a Turi saranno smantellate le due postazioni telefoniche pubbliche ancora esistenti. Sono dislocate nella villetta, nei pressi dell’edicola, e in via Putignano, angolo via Massari, di fronte al palazzo marchesale. Questi due pezzi di archeologia industriale della comunicazione non sono più produttivi. Ognuna delle 18.000 postazioni installate sul territorio nazionale, infatti, produce meno di una chiamata ogni tre giorni. A Turi, invece, nemmeno il minimo sindacale perché di telefonate non se ne fanno nemmeno una in quanto più volte le cabine sono state vandalizzate dai soliti lanzichenecchi o dai writer con le loro scritte incomprensibili. La relativa delibera di smantellamento, dopo una settantina d’anni di onorato servizio, è stata pubblicata il 23 maggio scorso. È inevitabilmente, la logica conseguenza dell’avvento e della capillare diffusione dei telefonini, diventati autentiche protesi delle mani, e dalla copertura massiccia della rete che, con la globalizzazione, ha ristretto il pianeta consentendo a tutti di collegarsi con tutti.

Per la storia, da ricordare che il primo telefono pubblico a pagamento fu inventato nel 1889, nel Connecticut, da William Gray, il quale elaborò un meccanismo che consentiva di raccogliere monete che attivavano la possibilità di parlare con qualcuno dall’altra parte del filo.

In Italia, le prime cabine telefoniche pubbliche furono installate a Milano il dieci febbraio del 1952 dalla società telefonica STIPEL, incorporata poi dalla SIP (ospitata in tempi diversi nell’attuale ufficio dell’anagrafe del comune e in un angusto locale a pianoterra dell’attuale ASL), che divenne poi Telecom e, a seguire, TIM. Per telefonare bisognava munirsi di gettoni. Negli anni cinquanta, i primi gettoni costavano trenta lire, negli anni ottanta cento lire, negli anni novanta duecento lire. Con l’avvento dell’euro, nel 2001, cominciarono ad essere sostituiti dalle schede telefoniche, diventate poi oggetto da collezionare. Successivamente è arrivato il momento di poter introdurre monete da dieci centesimi ad un euro.

Si può arrestare il progresso? La risposta è: no!  La sempre più massiccia diffusione di telefoni cellulari e smartphone determinò il primo congruo taglio di postazioni telefoniche pubbliche. La Telecom, nel 2009, decise di smantellare le più improduttive delle 109.000 cabine allora esistenti. Ieri come oggi il criterio è lo stesso. Eliminare quelle con meno di tre telefonate al giorno.

Grazie al nuovo Codice europeo per le comunicazioni elettroniche, in attesa di una valutazione della Agcom, attualmente sono attivi oltre 16.000 telefoni pubblici e 1800 postazioni collocate in ospedali, caserme e in 470 rifugi di montagna. In cantiere, in un futuro non molto lontano, subiranno la medesima sorte perché le vie della comunicazione sono diventate infinite, quasi come “le vie del Signore”. Quelle del Signore, però, possono subire crisi di fede, quelle del progresso sono invece più legate all’esistenza dell’uomo, capace anche di autodistruggersi, come sta già avvenendo con il surriscaldamento terrestre che ormai minaccia sempre da più vicino questa nostra unica casa comune.

© Riproduzione riservata 09 Agosto 2023

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